MERCATO, PRODOTTI E VALORI


La fabbrica “Godrej and Boyce” di Mumbai in India, unica realtà industriale attiva nella produzione di macchine per scrivere, ha chiuso definitivamente i cancelli dei suoi stabilimenti. La notizia, battuta dal britannico “Daily Mail” qualche mese fa, ha fatto il giro del mondo, ma sembra non aver destato grande emozione. Nata sul finire del XIX secolo, la macchina per scrivere è stata uno dei primi dispositivi di largo utilizzo per la rapida redazione di documenti in formati standardizzati. Con la produzione degli ultimi duecento esemplari, definitivamente rimpiazzati dal personal computer e dai nuovi dispositivi tablet, si chiude anche un’epoca. Da oggi, resteranno solo un ricordo, intriso di fascino e nostalgia? C’è già chi pensa di farne un business per collezionisti e, magari, fra qualche anno, sugli scaffali troveremo dispositivi elettronici, mascherati da “Lettera 22”. Per Enzo Mari, architetto e designer, che ha contribuito a scrivere la storia del design italiano, la notizia non è un segno di progresso, ma metafora del declino della società industriale: «L’Europa permeata di cultura umanistica è stata “la culla” per il successo del design negli anni d’oro di Castiglione, Zanuso, Sottsass. Oggi, il cosiddetto “made in Italy”, senza la sua filiera di artigiani, è solo un’oscena “piccola” marca». Non solo. «Stiamo raccogliendo quanto seminato e la grande omologazione dei prodotti presenti sul mercato ha mandato in crisi molte aziende, costrette a misurarsi con l’unica leva utilizzata in questi anni: il prezzo. Il mercato ha decretato la morte del designer: non più filosofo e creativo con una propria visione da proporre, ma un interprete dei gusti e delle tendenze che arrivano dal mondo in genere. La cultura pseudo-scientifica della digitalizzazione di massa ha portato i computer alla portata di tutti, ma ha lasciato la stessa ignoranza».

Leggi anche:  Imprese innovative in Italia: Lombardia, Lazio e Veneto al comando