Microsoft: The new world of data

Che cosa vogliono i clienti, come aumentare la performance delle aziende, come distinguere tra rischio e opportunità? Con il lancio di SQL Server 2012, la casa di Redmond disegna la road map, per accompagnare le aziende nell’era dei Big Data

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L’informazione circola lungo i cavi a fibra ottica, racchiusa in pacchetti dati scambiati ogni secondo. La conoscenza è stato il valore su cui uomini e imprese hanno costruito la loro fortuna. Oggi, che la condivisione è una pratica e un metodo di organizzazione, fuori e dentro le aziende, che cosa sta cambiando? Malcolm Gladwell, nel suo libro The tipping point spiegava che i cambiamenti sociali obbediscono alle stesse leggi delle epidemie. Quando si raggiunge la soglia del “punto critico” si determina una specie di effetto “valanga”. Se il volume di dati a livello mondiale cresce del 59% ogni anno, non sorprende, che tra le priorità degli investimenti dei Cio, al primo posto ci sia la Business Intelligence (Gartner, IT Executives Annual Survey). C’è grande fermento tra i big dell’ICT e ciascuno gioca le proprie carte. Microsoft (www.microsoft.com/it) ha lanciato l’ultima release di SQL Server che promette di essere la piattaforma più diffusa su scala globale, per gestire, ovunque e in qualunque momento dati di qualsiasi tipo e dimensione. Microsoft SQL Server è un data base relazionale, meglio noto come Relational Database Management System (Rdbms). Nelle prime versioni era utilizzato per basi dati medio-piccole, ma, dalla versione 2000, è stato utilizzato anche per la gestione di basi dati di grandi dimensioni. L’ingresso della casa di Redmond nel mondo dei database di fascia “enterprise” risale intorno al 1989 quando cominciò la competizione con Oracle, IBM e Sybase che dominavano il mercato. Con SQL Server 2012, Microsoft fa un importante passo avanti nella strategia Big Data, con una soluzione Cloud-ready pensata per liberare tutto il potenziale delle informazioni di business.

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UN OCEANO DI DATI

Nel 2011, secondo IDC, la quantità di informazioni create e replicate avrebbe superato la cifra, difficilmente rappresentabile, di 1,8 zettabyte. Per avere un’idea pratica dei volumi di cui stiamo parlando, basti pensare, che uno zettabyte (che equivale a mille miliardi di gigabyte) corrisponde a circa 180 milioni di volte le documentazioni conservate nella Biblioteca del Congresso di Washington. Gli analisti di Gartner stimano che si tratti di dati destrutturati per il 70-80%. Di questo oceano di dati – secondo Forrester Research – le aziende utilizzerebbero meno del 5%. Allora, la domanda è: «Se le aziende fossero in grado di aumentare questa percentuale, in quale proporzione crescerebbe il proprio business?».

PRONTI A CRESCERE

Nello scenario della “data economy”, centinaia di aziende, tra cui Volvo, Car Corp, Revlon, HSN, Sanofi Pasterur, Klout ed LG Chemical, hanno scelto SQL Server 2012. Forrester Consulting ha calcolato un possibile Roi fino al 189%, con un tempo di recupero dell’investimento pari a dodici mesi. E le imprese italiane costituite per il 94,8% da piccole e medie aziende, con una media di quasi 4 addetti (dati Istat) e dove non c’è un Cio e non ci sarà, sapranno cogliere il senso di questa rivoluzione? Alla domanda risponde Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia: «Internet e gli strumenti di analisi a disposizione permetteranno – anche alle aziende piccole, che operano anche in settori tradizionali, come l’agroalimentare per esempio – di compiere un’evoluzione del loro business. In questa prospettiva, il Cloud è una facilitazione per accedere alla medesima tecnologia che hanno le grandi aziende. Senza dover padroneggiare l’argomento, le Pmi potranno affidarsi a un esercito di 25mila partner diffusi sul territorio, in grado di interpretare le loro specifiche esigenze. Semplificare l’accesso all’informazione – però – resta decisivo. C’è un insieme di fattori, che fa ben sperare per lo sviluppo di un ecosistema virtuoso, in grado di fare crescere le imprese e, insieme a loro, anche il Pil nazionale».

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LA FORMULA SQL

Il fenomeno dei Big Data obbliga le aziende a fare i conti con gli enormi volumi di dati strutturati e non strutturati provenienti dall’interno e dall’esterno dell’azienda.

«Capacità in-memory, maggiore velocità nelle risposte alle query sottoposte al database e maggiore potenza di esplorazione dei dati in chiave Business Intelligence e Data Warehousing sono le caratteristiche che fanno di SQL Server 2012 non un re-branding, ma qualcosa di nuovo a livello di tecnologia core, completamente aperto e interoperabile con le piattaforme non Microsoft» – ha spiegato Luca Venturelli, direttore della divisione Server & Cloud di Microsoft Italia -. Si tratta di una piattaforma aperta e flessibile, che consente una scelta delle implementazioni on premise e sulla Cloud, con il vantaggio di adattarsi all’ambiente IT esistente». Il cerchio si chiude con l’integrazione di Tagetik 4.0 con Microsoft SQL Server 2012, per il deployment di soluzioni verticali per funzioni di Performance Management in area amministrazione, finanza e controllo.

IL POTERE DEI DATI

In una società in cui l’informazione e i dati relativi alla nostra vita crescono, secondo una progressione geometrica, forse la stessa partecipazione alla vita democratica può trasformarsi in un “rischio” da tenere sotto controllo, attraverso l’utilizzo di algoritmi. Se la democrazia stessa possa trasformarsi in un rischio per l’efficienza del sistema è una domanda alla quale nessuno vuole rispondere. L’informazione giusta al momento giusto può decidere il futuro, non solo delle aziende, ma anche quello di ogni singolo individuo. Stephen Baker, giornalista americano, tra i primi ad affrontare il tema dei Big Data, autore del libro The Numerati (in Italia, tradotto con il brutto titolo Il potere segreto dei Matematici, ed. Mondadori) – presente al lancio italiano di SQL Server 2012 – ha posto l’accento sull’importanza dell’analisi in tempo reale delle informazioni, che provengono da fonti diverse, come blog e social network. Secondo Baker, la crescita esponenziale delle informazioni e la disponibilità di tecnologia a costi sempre più accessibili cambieranno il mondo del business nel XXI secolo. I numeri come rappresentazione della realtà sono parte integrante del suo modo di essere e fare il giornalista. «Il mondo dei social network rappresenta un terreno di indagine sociologica». I numeri sono l’alfabeto dell’universo, che «raccontano chi siamo, cosa consumiamo, che cosa desideriamo». Ma basterà contare le cose per comprenderle veramente? Per Stephen Baker questo dipenderà da quanto «consumatori e cittadini saranno disposti a far sapere di loro, in cambio di prezzi più bassi, servizi migliori, maggiore sicurezza».

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