Case History – Azimut-Benetti rinnova l’IT basandosi su EMC Unified Storage


Tecnologia innovativa, prestazioni superiori, connettività multipla e migliore rapporto prezzo/prestazioni, premiano la scelta dei sistemi

 

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Azimut-Benetti (www.azimutbenetti.com) è il più grande network di produzione di megayachts e primo gruppo privato al mondo nella nautica di lusso. Il Gruppo, a cui appartengono i prestigiosi marchi Azimut Yachts, Atlantis e Benetti Yachts, offre la più ampia gamma di imbarcazioni a motore. Le nove unità produttive del Gruppo sono dislocate ad Avigliana in provincia di Torino (sede principale della società e del cantiere navale Azimut), Savona, Viareggio (sede storica del cantiere Benetti), Livorno, Sariano di Gropparello in Emilia, Fano nelle Marche, Orhangazi (Bursa) in Turchia e Itajai in Brasile.

Negli ultimi anni la struttura dei sistemi informativi sta assumendo sempre più importanza nell’organizzazione del Gruppo. «Il nostro compito è quello di supportare tutte le esigenze IT del Gruppo garantendo un’infrastruttura tecnologica adeguata a supportare le diverse strutture aziendali, ottimizzando i costi e gli investimenti – commenta Claudio Bertotti, ICT system architect -. «Crediamo fortemente nel ruolo importante che l’IT può avere per lo sviluppo della nostra azienda e per questo abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare con molto impegno e attenzione per renderlo sempre più efficiente, nel rispetto del budget disponibile».

Fino al 2002 il sistema informativo dell’azienda era costituito da sistemi situati in siti diversi, frutto delle acquisizioni di società nel tempo. Nel 2003 inizia un percorso di riorganizzazione, con particolare attenzione all’infrastruttura storage e ai server.

EMC (www.italy.emc.com) ha supportato e accompagnato il Gruppo Azimut nei vari passi di riorganizzazione dello storage necessari per soddisfare le esigenze di maggiori prestazioni e capacità per gestire una crescita di dati di oltre il 50% ogni anno.

Leggi anche:  VMware annuncia i risultati finanziari del primo trimestre

La prima svolta è avvenuta nel 2003 consolidando i dati più critici, distribuiti nelle apparecchiature storage collegate alle decine di server dei siti periferici, in due San.

Contestualmente al rinnovamento dell’area storage, nel 2005 in Azimut inizia il consolidamento dei server in ambiente virtualizzato VMware. Il processo, non ancora ultimato, ha ridotto i circa 100 server a 5 nodi ESX VMware.

Nel 2006 è stato realizzato il primo progetto di replica delle informazioni più importanti.

Ma è alla fine del 2010 e all’inizio del 2011 che si completa il percorso di rinnovamento dell’architettura storage con particolare attenzione alla business continuity e al disaster recovery: un passaggio che prevede il completo ammodernamento delle soluzioni storage e la creazione di un secondo data center nel quale replicare in modalità sincrona tutti i dati del data center principale.

«Per questo nuovo e importante progetto non potevamo basarci solo sulla positiva esperienza avuta negli anni con EMC e scegliere a scatola chiusa la nuova infrastruttura storage. Oltre a EMC, abbiamo coinvolto altri vendor ai quali abbiamo fornito indicazioni precise sugli obiettivi in termini di prestazioni, continuità di servizio e di assistenza pre e post vendita. Il processo di selezione ci ha portato a confermare EMC, le cui soluzioni si sono imposte per la tecnologia innovativa, la multi-connettività San e Nas e per il rapporto prezzo/prestazioni. Decisiva è stata anche la qualità del supporto e dei servizi di consulenza e di assistenza».

Il prossimo importante passaggio, che concluderà il processo di riorganizzazione del sistema informativo del Gruppo, riguarda il completamento del progetto di business continuity e disaster recovery anche a livello server. «Il piano prevede che il data center di recovery ospiterà una serie di server virtualizzati in ambiente VMware per assicurare continuità di servizio», conclude Bertotti.

Leggi anche:  Netalia: un operatore piccolo ma disruptive