Sicurezza logica e fisica controllo accessi, biometria e servizi avanzati


Expo Milano 2015 dal punto di vista della sicurezza sarà un evento complesso da gestire. I progetti ci sono, il management è cambiato e il denaro per gli investimenti infrastrutturali è stato stanziato. Ora occorre rimboccarsi le maniche. In palio c’è la credibilità non della Lombardia o di Milano, ma del Paese

 

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Una certezza tra i molti tentennamenti che hanno sin qui accompagnato Expo Milano 2015 c’è ed è questa: dal punto di vista della sicurezza sarà un evento complesso da gestire. L’Expo non si esaurirà in un singolo momento di aggregazione, limitato nel tempo e localizzato in un unico punto; al contrario si articolerà in una serie di eventi che, se pure avranno il loro epicentro presso il polo fieristico di Rho, si svolgeranno in contemporanea in altre province lombarde, anche al di fuori dal rigido calendario fissato dal BIE. Se non è azzardato ipotizzare che di una manifestazione come questa qualcuno voglia approfittare per arrecare danno e riceverne immediata visibilità internazionale, un’attenta modellazione del rischio, vale a dire l’individuazione delle possibili criticità di sicurezza che potrebbero sorgere e le relative contromisure nel caso qualcosa vada davvero storto, e la messa in campo di risorse e mezzi efficaci di prevenzione, sono le assolute priorità. «La difesa dell’informazione è una delle aree nelle quali si concentreranno maggiormente gli sforzi in quanto direttamente connessa al business», suggerisce Lina Novetti, head of security sales specialist di Symantec (www.symantec.it). È evidente che durante la manifestazione i sistemi di videosorveglianza e di controllo degli accessi del personale, dei media e naturalmente dei visitatori, rivestiranno un ruolo centrale. Ed è molto probabile che questi sistemi integreranno sia soluzioni di riconoscimento biometrico sia funzionalità evolute all’interno delle card di riconoscimento. Data la complessità dell’evento l’apparato di sicurezza dovrà inoltre essere perfettamente integrato con i sistemi esistenti. «Per la protezione dei flussi di dati che circoleranno durante l’evento saranno necessarie le migliori tecnologie in grado di garantire la sicurezza a ogni livello infrastrutturale», sintetizza Domenico Fusco, direttore vendite Panda Software Italia (www.pandasecurity.com).

 

Videosorveglianza e altri progetti

Enrico Frascari, Ict director Expo 2015 ha dichiarato: «Bisogna immaginare la città di domani con tecnologie in grado di soddisfare le esigenze future e quindi realmente all’avanguardia sia in termini di potenzialità di offerta al cittadino sia soprattutto sotto il profilo delle attività connesse con l’evento, dai trasporti alla sanità, dalla logistica alla gestione della kermesse. Le soluzioni tecnologiche attualmente sul mercato rischiano di non essere quelle giuste per il 2015. Per questo il nostro piano è identificare tecnologie di nuova generazione». Quello che già oggi si chiede ai potenziali fornitori è d’immaginare le soluzioni del futuro, pronte per essere utilizzate in occasione di Expo Milano 2015. Nel febbraio 2009 Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano e assessore alla Mobilità e trasporti, annunciò il progetto di mettere in rete le oltre 13mila telecamere di sicurezza: «Una sola cabina di controllo coordinerà tutti gli occhi elettronici, pubblici e privati, per individuare episodi di criminalità e degrado in tempo reale, consentendo l’intervento tempestivo delle forze dell’ ordine». I fili di quel discorso attendono da allora di essere riallacciati. Se cercate sul sito del Comune non se ne trova traccia. L’unico timido segnale è la recente notizia che una ventina di telecamere di sorveglianza installate mesi prima dal Comune inizieranno a funzionare entro la fine del 2010. Sulla creazione di un’unica rete integrata di videosorveglianza potrebbe reggersi un secondo progetto di “Wi-Fi esteso” in cui le reti cellulari potrebbero sopperire alle carenze infrastrutturali in quelle aree dove non sarà tecnicamente o economicamente possibile posare cavi in fibra. Il piano, costruito partendo da un vecchio progetto di potenziamento della rete Wi-Fi esistente (sulla questione ci siamo soffermati nel numero di maggio 2009 di Data Manager), è stato ribattezzato, ora si chiama “Milano città digitale”, e rivisto per sfruttare e allo stesso tempo puntellare la rete di videosorveglianza. I più entusiasti rilevano che con questo progetto la sicurezza ne uscirebbe rafforzata. Della rete per esempio potrebbero fare parte i cosiddetti “lampioni intelligenti” muniti di sensori in grado di riconoscere potenziali pericoli e display utilizzabili per diramare avvisi di pubblica utilità. Per portare il segnale alla rete ottica occorrerà però ammodernare anche i cavi elettrici sul territorio. Inoltre potrebbero rendersi necessarie alcune modifiche normative da parte dell’Amministrazione che semplifichino e rendano più veloce l’iter autorizzativo per iniziare gli scavi. Di certo per tutti i progetti sin qui richiamati occorreranno investimenti notevoli. Nella migliore delle ipotesi si tratta di rinnovare la fibra ottica esistente e di posarne una di ultima generazione in quelle zone di Milano e provincia non ancora coperte.

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Creazione centrali operative interforze

Torniamo alla videosorveglianza. Strettamente collegato al progetto di grande network delle videocamere di sorveglianza c’è il potenziamento della centrale operativa unica, in Comune o in questura. Come ci conferma Carlo Alunni, direttore tecnico Omnitech (www.omnitechweb.it) si tratta di un passaggio cruciale: «La comunicazione con le centrali operative delle forze di pubblica sicurezza sarà fondamentale per far sì che a fronte di un evento di sicurezza anomalo scattino tutte le necessarie contromisure di controllo e contenimento». Poiché oggi la maggior parte delle telecamere inviano le immagini a postazioni locali senza dialogare tra loro, non è ancora possibile parlare di razionalizzazione e di controllo pubblico di tutte le immagini provenienti da strade, esercizi commerciali, mezzi di trasporto, musei e quant’altro; abbiamo già rilevato che le infrastrutture capaci di trasmettere in tempi brevi e con il minimo rumore l’imponente flusso di dati proveniente dai sistemi di videosorveglianza vanno come minimo potenziate. «L’integrazione con le centrali operative di sicurezza interforze costituirà la vera sfida, affinché tutto il sistema di sicurezza di Expo 2015 possa funzionare al meglio», afferma Alunni. Servono inoltre software adeguati per gestire i circa 13mila dispositivi esistenti, 900 telecamere di sicurezza installate dal Comune e le rimanenti gestite da società private. «Senza dubbio l’integrazione centralizzata di questi sistemi semplifica il processo. Importante però è rispettare il bilanciamento tra funzionalità e vulnerabilità», nota Alexander Moiseev, managing director Kaspersky Lab Italia (www.kaspersky.it). La sfida dunque è sia tecnologica che organizzativa. «Il requisito più critico per un Centro di comando e controllo per la gestione della sicurezza di grandi eventi (Emergency Operation Center – EOC) è quello dell’interoperabilità tra i diversi enti coinvolti nella gestione di una crisi, ognuno dotato di propri sistemi tecnologici e specifiche procedure operative», ci conferma Andrea Fiduccia, project manager, security, government & infrastructure di Intergraph Italy (www.intergraph.com/global/it/). Più in là nel tempo la videosorveglianza potrà essere estesa in termini di mobilità. Si veda per esempio il progetto rilanciato dalla giunta Moratti di recente, di riconvertire tutti i taxi esistenti in taxi ecologici entro il primo settembre 2014; il progetto prevede l’installazione di sistemi di videosorveglianza di ultima generazione integrati con le sale operative compartimentali Anas su tutti i taxi della rete urbana milanese. Un altro progetto prevede invece l’installazione di un sistema di acquisizione d’immagini sui 1.200 veicoli Anas in servizio in modo da irrobustire la raccolta di informazioni sulle condizioni di traffico e più in generale sullo stato delle strade, agevolando gli interventi manutentivi e di soccorso. Sull’onda dei recenti provvedimenti legislativi che hanno attribuito maggiori poteri ai sindaci e concesso cospicue agevolazioni fiscali per incentivare l’integrazione è probabile che vecchi e nuovi progetti riprenderanno vigore.

 

Sistemi di riconoscimento facciale 

Secondo Alunni di Omnitech «i sistemi di sorveglianza saranno il fulcro della sicurezza dell’evento soprattutto se integrati con le soluzioni di riconoscimento facciale, di camuffamento e di comportamenti anomali». Un sistema di riconoscimento facciale è un’applicazione software che consente di identificare una persona a partire da una immagine digitale oppure un video frame selezionato da una sorgente video. Tali sistemi presentano ancora limiti che si acutizzano in determinate condizioni ambientali: per esempio esistono oggettive difficoltà nel riconoscimento partendo da immagini a bassa risoluzione o da riprese effettuate con illuminazione insufficiente oppure a determinate angolazioni di ripresa;  queste soluzioni perdono in efficacia nel caso di cambiamenti dell’espressione facciale, oppure in presenza di oggetti che in qualche modo coprono i tratti essenziali del viso. Proprio per questi limiti i primi risultati provenienti dalle amministrazioni cittadine che per prime iniziarono la sperimentazione furono per lo più deludenti. Tuttavia l’efficacia del riconoscimento facciale è in progressivo miglioramento. Nel 2006 una misurazione indipendente patrocinata dal progetto Face Recognition Grand Challenge (Frgc) stabilì che l’algoritmo utilizzato era dieci volte più accurato di quello impiegato nel 2002 e 100 volte più preciso di quello del 1995.

 

Videosorveglianza attiva

Pur con questi limiti i sistemi di videosorveglianza sono ormai parte integrante dell’arredo urbano. Attualmente i sistemi di videosorveglianza CcTv (Closed-circuit television) inviano le immagini a una centrale operativa presidiata da personale cui è affidato il compito di analizzarle al fine di rilevare eventuali situazioni anomale o di pericolo; questo flusso di dati ha origine principalmente da sistemi tradizionali che costituiscono ancora la fetta più grande del mercato; tuttavia a seguito della sempre crescente domanda di sicurezza proveniente dalla società la diffusione di sistemi di videosorveglianza significativamente più evoluti è in continua ascesa. Una prima risposta alla mutata domanda del mercato è stata l’immissione sul mercato di videoregistratori digitali dotati di funzionalità di motion detection capaci cioè di salvare su disco solo le sequenze video con oggetti in movimento. Indicati soprattutto per ambienti esterni, questi sistemi sono stati pensati per ridurre drasticamente i falsi allarmi e per essere integrati con sistemi di anti-intrusione classica. Oggi e sempre di più in futuro i sistemi di videosorveglianza saranno dotati di capacità di analisi delle sequenze video finalizzate alla rilevazione automatica di eventi quali per esempio un tentativo di furto di un’auto in un parcheggio, la presenza di un oggetto abbandonato in uno spazio pubblico, il verificarsi di un atto di vandalismo, un episodio di violenza contro una persona. L’obiettivo è di ridurre al minimo il numero di false segnalazioni mediante l’utilizzo di regole congiunte di allarme che consentano all’operatore di visualizzare da remoto e in tempo reale le telecamere e le registrazioni degli eventi. Altri sistemi sono in grado di effettuare ricerche mirate per particolari attributi sulle immagini video registrate, identificando per esempio i camuffamenti messi in atto da potenziali rapinatori al fine di occultare il volto; oppure di individuare in tempo reale i comportamenti anomali o sospetti; o ancora di abbinare a queste caratteristiche funzionalità avanzate di ricerca sulle immagini videoregistrate. L’offerta dei vendor utilizza in modo sempre più massiccio la sensoristica; il loro moltiplicarsi consentirà di gestire un maggior numero di informazioni a supporto delle attività di presidio e di controllo degli ambienti, pubblici e privati. L’atout di queste soluzioni è la capacità, oltre che di rilevare gli eventi, di analizzarli con raffinate tecniche di data fusion, gestendone i processi conseguenti. «La gestione dei processi assume una grande importanza poiché consente di distribuire le informazioni relative agli accadimenti desunti con le tecniche di rilevazione di eventi alle persone che possono esserne interessate nei modi e nei tempi più appropriati», argomenta Emilio Barlocco, presidente e amministratore delegato di IFM Group (www.ifminfomaster.com). La ricerca in questo campo, dati i potenziali ritorni economici, è molto attiva. Numerose realtà sono al lavoro per accelerarne lo sviluppo in ambiti differenti, dalla sicurezza pubblica attraverso la definizione di soluzioni antiterrorismo, ai controlli ambientali che sfruttano la sensoristica per la messa a punto di diversi sistemi di controllo; dal monitoraggio degli argini dei fiumi ai sistemi antincendio per la protezione del patrimonio boschivo. Altre applicazioni promettenti sono rivolte al settore industriale e civile per la videosorveglianza dei comuni, in ambito nautico per la sicurezza dei porti e delle imbarcazioni, e turistico.

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Efficacia dei sistemi di videosorveglianza 

L’azione deterrente e di supporto alle indagini dei sistemi di videosorveglianza è nota. Almeno tra gli addetti ai lavori è altrettanto risaputo però che i sistemi CcTv difficilmente possono avere un ruolo attivo nella prevenzione del crimine per l’indisponibilità di personale in grado di attendere alle attività di vigilanza 24 ore su 24. Scotland Yard, in un’intervista rilasciata al Guardian che ebbe vasta eco anche in Italia, dichiarò che nel Regno Unito, a fronte di una diffusione senza eguali nel resto d’Europa (4,2 milioni di telecamere nel 2008, una telecamera installata ogni 14 abitanti) e di investimenti miliardari, i risultati della videosorveglianza in termini di lotta alla criminalità erano stimati in circa il 3%, ben al di sotto delle aspettative. L’impossibilità di visionare decine di migliaia di filmati in contemporanea è un dato di fatto; di conseguenza se non è possibile intervenire nel momento in cui un fatto criminoso avviene l’efficacia del sistemi ne esce assai ridimensionata. «Dovranno sicuramente essere potenziati i sistemi di analisi video – sottolinea Domenico Uggeri, vice presidente Zucchetti (www.zucchetti.it)con algoritmi di calcolo in grado di determinare in modo automatico eventuali comportamenti sospetti e di segnalarli tempestivamente alle centrali operative interforze grazie ad apposite piattaforme d’integrazione». Molti osservatori sono comunque pronti a scommettere che il processo di adozione dell’analisi video per le applicazioni legate alla sicurezza, in atto da alcuni anni, si consoliderà. «Algoritmi di riconoscimento, analisi ambientale e comportamentale sempre più sofisticati, uniti alla disponibilità sempre maggiore di potenza di calcolo a prezzi contenuti, riposizioneranno il focus tecnologico dei sistemi di sicurezza», afferma Roberto Pagani, amministratore delegato Zucchetti Axess (www.axesstmc.com).

 

Problemi di privacy 

Il progetto di integrazione in un unico network dei sistemi esistenti di videosorveglianza privati con funzioni di pubblica sicurezza, rappresenta una problematica sulla quale il Garante, già nel marzo 2009, aveva dichiarato di voler intervenire con un provvedimento ad hoc. In quel periodo era stato reso noto il progetto di integrazione dei sistemi di videosorveglianza da parte del Comune di Roma e Francesco Pizzetti (presidente dell’Autorità Garante per la Privacy) non aveva celato le proprie perplessità e preoccupazioni di fronte a uno scenario concreto di sorveglianza sempre più estesa sul territorio. In quell’occasione il Garante dichiarò senza mezzi termini che se una telecamera privata svolgeva anche funzioni di pubblica sicurezza (ps) perché collegata alla questura occorreva preventivamente informare i cittadini con una informativa adeguata. Tuttavia per arrivare a questo si rendeva necessario partire con i sistemi di videosorveglianza che già espletavano funzioni di ps per i quali ancora non esisteva una segnalazione, vale a dire una informativa. E per farlo occorreva avere il parere positivo da parte del Viminale. Di recente (8 aprile 2010) un nuovo provvedimento generale ha introdotto importanti novità in ambito di videosorveglianza. I tempi previsti dal provvedimento per mettersi in regola sono ampi. Tuttavia visti i precedenti e pur con una buona dose di ottimismo, la possibilità di una o più proroghe è probabile.

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Smart card, sicurezza e nuovi servizi

Secondo Uggeri (Zucchetti) «per gli organizzatori [di Expo] sarà fondamentale ridurre le transazioni di contanti a favore delle smart card per aumentare la velocità dei pagamenti e le possibilità di controllo degli spostamenti delle persone». La smart card si caratterizzerebbe così come un dispositivo sicuro sia per l’identificazione del titolare sia per abilitare all’accesso a servizi avanzati. Oggi la tecnologia più diffusa si basa su dispositivi con caratteristiche attive (smart card a processore) che tramite il loro inserimento abilitano a fornire solo le informazioni richieste dal servizio per il quale si chiede l’accesso. Indipendentemente dalla tecnologia impiegata le smart card, dotate di processore o memoria cablata (Rfid), garantiscono buone prestazioni nelle operazioni di identificazione del titolare. L’uso combinato delle smart card e dei sistemi biometrici permette di estendere il paradigma classico dell’autenticazione a due fattori (per esempio una password o il Pin abbinato a un telefono cellulare o a una smart card) introducendone un terzo come una impronta digitale, la retina o l’iride. Inoltre l’utilizzo delle smart card per la memorizzazione dei template biometrici in alternativa alla memorizzazione su database, costituisce una valida alternativa alla creazione di banche dati (centrali o distribuite) in cui memorizzare i template con le informazioni personali che rimangono così in possesso del titolare. Un utilizzo massiccio delle smart card per effettuare pagamenti oltre a semplificare la vita del visitatore dell’Expo renderebbe più facile anche quella degli addetti alla sicurezza. «Basterebbe dotare i visitatori dell’Expo di uno strumento simile alla “tessera del tifoso”, ossia di una card di riconoscimento individuale, non duplicabile grazie alle moderne tecniche crittografiche, che sia allo stesso tempo un sistema elettronico di micro pagamenti», suggerisce Uggeri (Zucchetti). L’ostacolo maggiore è rappresentato dal fatto che, come è noto, alla moneta elettronica nel nostro Paese si continua a preferire l’utilizzo del contante. Abitudine questa che potrebbe anche cambiare se all’utilizzo delle smart card si accompagnasse una reale convenienza per l’utilizzatore. Come sottolinea Uggeri, «sarebbe, opportuno prevedere per la smart card un’estensione del suo utilizzo a servizi accessori come il trasporto pubblico». In alcune città dove la rete di trasporto pubblico è integrata con quella delle aree di parcheggio già oggi è possibile effettuare il pagamento dei due servizi tramite un’unica smart card. Ma non ci si dovrebbe fermare qui. Il modello di riferimento potrebbe essere Shanghai 2012 dove dalle corsie preferenziali ai musei, dall’accesso a monumenti, parcheggi, stazioni ferroviarie, tutto o quasi sarà pagabile mediante smart card.

 

Fare squadra

Con la nomina di Giuseppe Sala a direttore generale della società che gestirà l’evento, l’Expo è ripartita. I progetti ci sono; il management è cambiato; il denaro per gli investimenti infrastrutturali è stato stanziato: 60 milioni per le infrastrutture tecnologiche e 137 milioni di euro per tecnologie operative (progetti di accessibilità e sicurezza). Ora occorre rimboccarsi le maniche. In palio c’è la credibilità non della Lombardia o di Milano, ma del Paese. La sicurezza in questo progetto gioca un ruolo fondamentale. La sicurezza testa l’abilità di rispondere prontamente a una situazione di pericolo e richiede un lavoro diligente su base quotidiana. Per fare ciò è necessaria la cooperazione di tutte le forze in campo oltre a un ottimo grado di coordinamento tra tutti i livelli della società, in una logica altrove vincente, ma che da noi fa fatica ad affermarsi: fare squadra.