BIG DATA, BIG HEART


L’era dei Big Data è iniziata ed è qui per restare: una rivoluzione che cambia il modo di essere e fare impresa. Nel mondo globale multicanale e hyperconnesso, le imprese chiedono alle proprie strutture marketing di rispondere a tre imperativi. Primo. Trovare nuove opportunità di crescita sempre più redditizie. Secondo. Valutare le azioni migliori. Terzo. Massimizzare gli obiettivi generali e – allo stesso tempo – soddisfare le esigenze dei clienti. Il volume, la velocità e la varietà crescente dei dati trasformano questi imperativi in autentiche sfide. Ogni decisione di marketing fa la differenza tra opportunità e rischio. Dietro ogni interrogativo c’è una decisione da cui può dipendere il successo di un’azienda. La quantità enorme di dati in circolazione (dell’ordine di decine di petabyte al secondo) e proveniente da fonti diverse rappresenta un contenitore di sapere. Per accedere a questo sapere è necessario dare una lettura sincronica e diacronica della realtà. La sfida cruciale, come ha rilevato Alessandro Vespignani, direttore scientifico di ISI Foundation, è quella di riuscire a utilizzare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie computazionali informatiche. Ma la domanda è: se i Big Data e la capacità di elaborazione dati ci permettessero di aprire finestre di sapere sul futuro, le opportunità sarebbero solo per le imprese? In altre parole: è lecito pensare che sarà possibile prevedere o prevenire crisi economiche o addirittura catastrofi, guerre, epidemie, carestie e cambiamenti climatici? Secondo gli esperti, “la scienza triste” beneficerà in modo particolare dell’impatto dei Big Data. Speriamo che sia proprio così. Dopo l’ansia da spread, i mercati avrebbero bisogno anche di “big heart”.

Leggi anche:  Dynatrace annuncia un ampliamento della partnership con Microsoft sull’impegno al consumo pluriennale e il go-to-market