Europa minima

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Van Rompuy grande assente

Gli Stati dis-uniti d’Europa sulla carta contano di più degli Stati Uniti, ma l’America quando ha un problema lo esporta, come la democrazia. Il Pil dei 27 Paesi europei supera quello degli Stati Uniti. Nel 1986 dovevamo fare i conti con il “superdollaro”. Oggi, abbiamo i problemi del dollaro debole: la crisi greca e gli attacchi alla zona “euro” ne sono un effetto. Chi è causa del proprio male pianga se stesso? «L’Europa è rimasta un sogno – dichiara Giacomo Vaciago, ordinario di Politica economica e direttore dell’Istituto di Economia e Finanza all’Università Cattolica di Milano anche perché abbiamo imposto all’Europa un solo obiettivo: la stabilità economica, ma con la stabilità la crescita può essere soltanto dei singoli Paesi». Non solo. Di fronte a ogni colpo di coda della crisi che non passa, si invocano nuove regole e nuove misure contro la speculazione finanziaria che si abbatterebbe senza pietà sui Paesi più deboli dell’Ue. Gli Stati Uniti d’Europa, anche dopo Lisbona, dimostrano di non riuscire a parlare al mondo con una voce sola, ovvero, quella di Van Rompuy, primo presidente del Consiglio Europeo con un mandato permanente fino al 31 maggio 2012. Grande assente o grande escluso? Tra le poche cose note del presidente ci sono: la posizione contraria all’ingresso della Turchia nell’Ue; la fede cattolica; la fede calcistica per la squadra dell’Anderlecht; la passione per la poesia e l’ornitologia; i ritiri in preghiera nell’Abbazia benedettina di Affligem, famosa anche per la produzione della birra. Se la Grecia deve servire da lezione e non da avvertimento, c’è da augurarsi di sentire la voce del presidente Van Rompuy più spesso di quella del cancelliere tedesco Angela Merkel.

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