La virtualizzazione in Italia


Una crescita consistente nonostante il momento economico non favorevole e i budget in contrazione. C’è però ancora molto da fare

Sergio Patano, research manager, IDC Italy

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La virtualizzazione è ormai una soluzione più che familiare all’interno delle aziende italiane, tanto che da una recente indagine condotta da IDC (www.idc.com) a novembre 2011 su un campione di oltre mille aziende private e istituzioni pubbliche con più di 50 addetti, è emerso che quasi il 90% – nello specifico l’88,2% – ha dichiarato di avere già implementato la virtualizzazione all’interno della propria azienda. A essi va poi ad aggiungersi un altro 7% di aziende che hanno dichiarato di non averla ancora implementata, ma che la stanno prendendo seriamente in considerazione oppure di avere in previsione di implementarla entro la fine del 2012.

Per meglio comprendere come il fenomeno della virtualizzazione si sia evoluto in Italia nel corso degli ultimi anni, sebbene da un punto di vista strettamente metodologico i dati non siano perfettamente confrontabili per via della numerosità e della composizione del campione oggetto di analisi, vorrei porre l’accento su alcune evidenze emerse da una survey condotta nel novembre del 2008 sul tema della virtualizzazione. In quell’indagine, infatti, soltanto poco più della metà del campione (il 53% circa) dichiarava di avere già adottato la virtualizzazione all’interno del proprio data center. Prendendo quindi una sorta di “licenza metodologica” e confrontando questo dato con quello ottenuto dalla recente survey, possiamo affermare che, nel corso degli ultimi tre anni, la virtualizzazione ha incrementato il proprio livello di penetrazione all’interno delle aziende italiane di quasi 30 punti percentuali.

Tale risultato è ancora più eclatante se si tiene in considerazione che nel corso dell’intervallo temporale intercorso tra le due survey, e proprio a partire dalla fine del 2008, la crisi economica globale ha pesantemente influito sulla spesa IT delle aziende, costringendole a rivedere i propri piani di investimento, soprattutto quelli legati all’evoluzione della propria infrastruttura IT.

Il quadro che emerge è dunque quello di un livello di adozione molto diffuso e pervasivo all’interno delle imprese italiane, trasversale a tutti i settori e senza differenze rilevanti nemmeno analizzando lo spaccato per dimensione d’azienda, espressa in termini di numerosità di addetti. Si evidenziano però alcune importanti differenze su cui è il caso di soffermarsi. Infatti, mentre nelle aziende con meno di 100 addetti e in quelle con oltre 250 addetti, la percentuale dello stato di adozione è allineata o addirittura superiore alla media nazionale, nelle imprese di medie dimensioni con un numero di addetti compreso tra i 100 e i 250, il livello è di una decina di punti percentuali inferiori.

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Tali differenze sono riconducibili soprattutto al livello di complessità IT interna alle aziende. Nel caso delle imprese di piccole dimensioni, la complessità infrastrutturale è nella maggiore parte dei casi così ridotta che l’implementazione di soluzioni di virtualizzazione può essere eseguita senza eccessive difficoltà.

All’estremo opposto, le aziende di grandi o grandissime dimensioni, proprio in virtù di una maggiore complessità tanto strutturale quanto informatica, hanno invece trovato nella virtualizzazione un efficace, quanto efficiente, sistema di semplificazione nella gestione dell’intera infrastruttura, soprattutto hardware, che ha consentito loro di svincolarsi da quella dicotomia “un’applicazione – un server” tipica della gestione dei workload aziendali non virtualizzati. La massiccia diffusione di tale strumento ha consentito ai Cio delle aziende italiane di rispondere alle richieste da parte di Cfo e Ceo di allineare in maniera flessibile e dinamica il data center aziendale alle mutevoli e continue esigenze del business avendo a disposizione budget IT sempre più ridotti. La virtualizzazione ha infatti permesso loro di ridurre notevolmente non solo la spesa hardware diretta, soprattutto per l’acquisto di server e storage, ma anche di equilibrare più efficacemente il mix di servizi, indirizzando parte delle risorse tipicamente impegnate in attività di manutenzione “ordinaria” verso attività più strettamente legate all’evoluzione del data center stesso, al fine di renderlo un vero strumento a servizio della crescita e della competitività aziendale.

Le aziende invece con un numero di addetti compreso tra i 100 e i 250, si trovano invece in una situazione intermedia, con un livello di complessità sicuramente più elevato rispetto alla classe più piccola, anche se non così elevata come quella delle aziende delle classi più grandi. Contemporaneamente però il dipartimento IT si trova in una situazione di stallo nel quale è conscio dei vantaggi che la virtualizzazione potrebbe portare alla propria azienda ma, oltre a non avere il budget necessario per poterla implementare, potrebbe non avere nemmeno personale con le competenze tecniche adeguate per poterla gestire, competenze che sono invece sicuramente presenti all’interno di realtà più complesse e non necessariamente indispensabili in realtà meno complesse. La combinazione di questi elementi unita alla congiuntura economica non favorevole fa sì che tale segmento si trovi in ritardo nell’adozione della virtualizzazione rispetto alla media nazionale.

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Margini di miglioramento – La situazione tuttavia, sebbene molto incoraggiante, presenta alcuni risvolti che fanno emergere come le imprese italiane, pur avendo fatto grandi progressi negli ultimi anni, abbiano ancora molti ambiti di miglioramento al fine di completare il processo di trasformazione dell’infrastruttura IT in un vero strumento di vantaggio competitivo, flessibile alle esigenze del business.

La survey, infatti, evidenzia come la diffusione della virtualizzazione all’interno dell’infrastruttura IT aziendale sia sostanzialmente limitata alla fase di test all’interno del dipartimento IT o all’ambiente server. A fronte di una diffusione dell’86% in questi ambiti, sono solo il 40% le aziende che hanno implementato la virtualizzazione in ambiente applicativo, mentre sono meno del 30% che l’hanno adottato in ambiente storage. Inoltre, soltanto il 14% delle aziende oggetto dell’analisi, hanno un livello di adozione di tale soluzione in tutto il data center.

Fintanto che la situazione rimane come quella pocanzi descritta e non evolve a un livello superiore, in cui la virtualizzazione diventi pervasiva non solo all’interno del data center, ma anche al suo esterno abbracciando le componenti distribuite dell’IT aziendale, quali per esempio i Pc, le aziende non potranno godere appieno dei vantaggi che la virtualizzazione è in grado di garantire in termini di scalabilità, flessibilità, semplificazione nella gestione IT, riduzione dei costi e dei tempi di reazione alle richieste del business.

Processo di rinnovamento non ancora completato – Allo stato attuale, quindi, l’immagine che emerge dall’indagine condotta è quella di un processo di rinnovamento tecnologico delle aziende italiane non ancora completato e che quindi offre loro ancora ampi margini di miglioramento tanto da un punto di vista di riduzione dei costi quanto – soprattutto – da un punto di vista di semplificazione nella gestione dell’infrastruttura tecnologica aziendale.

I motivi che hanno portato a questa situazione sono soprattutto legati alla costante situazione di incertezza economica che sta affliggendo l’Italia e che non consente alle aziende di pianificare investimenti consistenti nel medio lungo periodo, ma costringono i Cio a concentrare gli esigui budget a disposizione su progetti evolutivi mirati, che abbiano un ritorno dell’investimento facilmente giustificabile e i cui risultati siano fruibili nel breve tempo, senza che però questo vada a togliere troppe risorse alle attività manutentive tradizionali per non rischiare di rallentare o compromettere la produttività aziendale.

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Le aziende tuttavia, consapevoli che il processo evolutivo del proprio IT aziendale ha ancora tanta strada da fare e – nonostante il contesto macroeconomico non incoraggiante che sta portando a un’ulteriore contrazione dei budget a disposizione –, hanno dichiarato che, nel corso dei prossimi 12-18 mesi, hanno in previsione comunque di investire nella virtualizzazione tanto in ambienti in cui hanno già implementato i primi progetti, quanto soprattutto in nuovi ambiti non ancora toccati.

Ambiente storage e client – Dalla survey emerge che le principali aree su cui i Cio prevedono di investire in tema di virtualizzazione sono nel 40% dei casi circa l’ambiente storage e l’ambiente client. Tale focalizzazione è importante in quanto va a coinvolgere soprattutto quelle componenti IT maggiormente interessate dai problemi di gestione e sicurezza dei dati aziendali. Essendo queste aree le più delicate all’interno di un ecosistema aziendale, sottolineano ulteriormente quanto sia considerata importante la virtualizzazione da parte dei Cio nella strategia di miglioramento dell’infrastruttura IT aziendale.

Si insinua il Cloud – In conclusione vorrei porre l’accento su un altro punto. Sebbene le motivazioni economiche siano le principali cause della non completa pervasività della virtualizzazione all’interno delle imprese italiane, accanto a esse, nell’ultimo anno, vi è la presa di coscienza da parte delle aziende delle reali potenzialità del Cloud computing. In molti casi infatti il ricorso al Cloud – soprattutto nella sua forma pubblica – viene visto dai Cio come un utile strumento per accelerare o completare il processo di trasformazione ed evoluzione tecnologica intrapreso. Tuttavia questa non può e non deve essere considerata una soluzione definitiva, in quanto non tiene in considerazione gli investimenti passati, ma soprattutto non consentirebbe di godere nella sua completezza dei vantaggi che una soluzione così evoluta può portare all’azienda.