Quanti segreti nascondete nel cellulare? Il 90% degli italiani ne cela talmente tanti da aver paura di essere scoperto da partner, figli o amici

C’è chi addirittura ci nasconde una seconda identità insospettabile. Ecco perché nove italiani su dieci tengono d’occhio il proprio smartphone con molta cura, prestando attenzione che non finisca nelle mani sbagliate, generando imbarazzi e situazioni scomode con familiari o amici.

Il sistema più usato per proteggerlo? Otto su dieci lo fa tramite Pin, in modo che nessuno possa accedere ai dati del proprio smartphone senza conoscere il codice. Questi i dati emersi dal sondaggio dell’Eurodap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, che ha indagato il rapporto che gli italiani hanno con il proprio cellulare. Al sondaggio hanno risposto 1500 persone, uomini e donne con un’età compresa tra i 18 ed i 60 anni.

“Il 10 per cento delle persone che ha partecipato al sondaggio si è detto molto attento a non scrivere mai sul telefonino qualcosa che possa compromettere rapporti con i familiari o con gli amici”, afferma la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, presidente Eurodap. Del resto non è una novità che il possesso dello smartphone stia diventando negli ultimi anni fonte di stress e ansia: uno studio ha dimostrato che è in forte aumento il numero di persone affette dalla sindrome da vibrazione fantasma, ovvero l’erronea sensazione che il cellulare stia vibrando.

Ad ogni età il proprio timore

Alla domanda “Chi temi di più possa entrare in possesso del tuo cellulare?” ci sono state riposte diverse: “I genitori e poi gli amici sono la minaccia più importante per i ragazzi fino a 25 anni – afferma Vinciguerra -. Le persone dai 25 ai 50 anni, sia uomini sia donne, temono che il loro telefono possa finire nelle mani dei propri compagni o compagne, mogli o mariti. Paura anche per il giudizio dei figli se leggessero qualcosa di compromettente trovato sul telefonino di mamma e papà. E anche gli over 60 vogliono custodire il proprio telefono e gli eventuali segreti presenti all’interno. Hanno soprattutto paura del giudizio dei figli”.

Un contenitore dove esprimersi

“Il telefonino sta assumendo significati psicologici che vanno oltre l’abuso, la dipendenza, il finto rapporto sociale. Sta divenendo un contenitore attraverso il quale ci possiamo presentare, esprimere, comportarci in un modo completamente diverso da quello che normalmente mostriamo – spiega la psicoterapeuta -. E’ per questo che si cambiano spesso le password per essere sicuri che gli altri non possano accedere al cellulare”.

“Teniamo lo smart-phone in tasca e viviamo una vera e propria ansia da separazione se lo dovessimo lasciare o peggio ancora dimenticare: Il tutto non rappresenta solo il nostro rapporto di dipendenza con il cellulare ma la paura che qualcuno riesca a penetrare nella nostra identità segreta. C’è il rischio per molti di una doppia identità. Ma la domanda che emerge è quella che riguarda l’evidente malessere che serpeggia a tutti i livelli e che trova nell’uso della tecnologia, e spesso nella costruzione di altre identità – conclude Vinciguerra – una via di soluzione”.

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