La Camera ha approvato l’annullamento dell’obbligo del cognome paterno ai figli. La proposta prevede la possibilità del doppio cognome

Oggi la Camera ha approvato l’abolizione dell’obbligo di assegnare il cognome paterno ai figli. Spetterà quindi ai genitori decidere sulla questione. Il proposta di legge, che adegua il nostro ordinamento alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, passerà ora al Senato. Il testo non sarà immediatamente operativo ma lo diventerà solo dopo l’adeguamento all’ordinamento dello stato civile. Nel frattempo, se entrambi i coniugi sono d’accordo, può essere aggiunto il cognome materno.

Le nuove regole sul cognome

La nuova legge prevede che i genitori alla nascita del proprio figlio possano dargli il cognome paterno, materno o il doppio cognome. Se la coppia non trova un accordo o il figlio è nato fuori dal matrimonio ma è stato riconosciuto da entrambi, questo adotterà il cognome di tutti e due i genitori in ordine alfabetico. Nel caso di riconoscimento tardivo da parte del padre o della madre, il cognome si aggiunge solo se vi è il consenso dell’altro genitore e del figlio stesso se ha compiuto i 14 anni. Per i minori adottati si potrà anteporre un solo cognome a quello originario se concordato da entrambi i coniugi. Se questi non arrivano ad un accordo si segue l’ordine alfabetico.

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Chi possiede un doppio cognome potrà trasmetterne al figlio solo uno a sua scelta. I maggiorenni che possiedono solo il cognome del padre o della madre possono aggiungere quello dell’altro genitore con una dichiarazione all’ufficiale di stato civile. Nel caso in cui questo sia nato fuori dal matrimonio, il giovane non potrà prendere il cognome del genitore che non lo ha riconosciuto.

[blockquote style=”4″]”È un altro passo in avanti verso la parità dei sessi e la piena responsabilità genitoriale. – ha commentato Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera – L’obbligo del cognome paterno è simbolo di un retaggio patriarcale fuori del tempo e assurdamente discriminatorio, come tale severamente censurato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”. [/blockquote]