Come arrivare in cima senza merito

Il pelo che hai sullo stomaco è più folto dei capelli che hai in testa? Sei un adulatore seriale? Non hai talento o credi che non serva per arrivare in cima? Hai il carisma bavoso della lumaca appena uscita dal letargo? Sei un uomo vipera o una donna a sonagli? Al posto di lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi sei diventato un esperto in scorciatorie ardite? Allora non hai bisogno di questo libro. Per tutti gli altri ossessionati dal potere, c’è il manuale di Paolo Iacci (che insegna all’Università LIUC di Castellanza), con le dieci regole base della sublime arte di strisciare nell’ombra.

[Tweet “#merito Sei un uomo vipera o una donna a sonagli? L’arte di strisciare @paoloiacci @_GNext‪ ‬ “]

“L’arte di strisciare” (Guerini Next) si legge tutto d’un fiato. E si ride. Per non piangere. Fuori e dentro le aziende siamo abituati a sentire parlare di talento e capitale umano. Paolo Iacci scatta una fotografia in bianco e nero dai forti contrasti che fissa quella mentalità cialtrona e refrattaria alla valorizzazione del merito nelle organizzazioni e nella società civile. Da questo sottobosco di dis-valori si originano tutti i tipi di mafia. Gli italiani, esperti nell’arte di dividersi in clientele e infinite fazioni, sembrano non avere superato il complesso della corte. «Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale che parta dagli individui e modifichi il modus vivendi nella società e nelle aziende, che premi i meritevoli e allontani i parassiti» – suggerisce l’autore. Per uscire dalla crisi e dallo stallo in cui ci troviamo. Ma esiste una differenza fra consorteria e network: il merito. «Ed è ora di riscoprirlo».

Leggi anche:  Zalone De Gregori: l'inaspettato duo musicale annuncia un album

Anche perché non possiamo più permetterci di sprecare risorse e talenti veri. Oggi, come nei secoli passati, gli italiani subiscono il fascino del potere, ma non sono capaci di comprendere che il potere senza spirito di servizio e senso di responsabilità si trasforma in puro arbitrio. «In Italia, da oltre trent’anni soffriamo per la mancanza di una classe dirigente capace di dare una direzione» – spiega Iacci. «Si preferisce strisciare piuttosto che alzare la schiena. Raccogliere le briciole, piuttosto che guadagnarsi una pagnotta. Il risultato è una società immobile e bloccata».