Si chiama Anxiety Helper l’app ideata da Amanda Southworth per aiutare i giovani contro attacchi di panico e ansia

Amanda Southworth ha 16 anni, vive a Los Angeles e come molti altri ragazzi della sua età ha dovuto lottare ogni giorno contro gli attacchi di panico, fino a quando ha deciso di cambiare finalmente la sua vita. Scampata a sette tentativi di suicidio, dopo aver trascorso più della metà della sua vita a combattere contro anoressia, ansia e depressione, Amanda oggi ha vinto la sua battaglia e sta bene. La ragazza non solo è sopravvissuta ai momenti più bui della sua vita, ma è anche diventata un’imprenditrice di successo grazie ad un’app, Anxiety Helper, per aiutare giovani che come lei hanno dovuto affrontare attacchi di panico frequenti.

Un’app per i momenti bui

L’app propone giochi, esercizi e servizi di localizzazione per trovare risorse salvavita nelle vicinanze, ma presenta anche istruzioni per amici e familiari.

“Un giorno mi sono chiesta: ‘Perché non creo lo strumento che avrei voluto avere nei momenti più bui? E così ho fatto”, ha spiegato Amanda, che è però consapevole che non basta un’app per sedare l’inquietudine interiore, ma può essere comunque d’aiuto.

“Si sa che ci sono mille numeri da chiamare in caso di difficoltà – ha continuato – ma chi fa davvero pensieri funerei o suicidi ha così paura di ciò che penserebbe la gente che non li compone mai”.

Amanda ha iniziato ad essere depressa quando era molto piccola, a circa otto anni. Solo due anni dopo sono iniziati i primi pensieri suicidi. “La mia famiglia da un piccolo centro di campagna si è trasferita in una città grande e caotica come Los Angeles – ha raccontato – . Per me questo ha significato nuova scuola, nuovi compagni, nuove paure. Mi sentivo come un ufo appena sbarcato sulla Terra”.

Solo dopo alcuni anni inizia a parlare dei suoi problemi, che vengono però minimizzati: “Oh mio Dio, è solo una fase dell’adolescenza’, mi sentivo dire”.

La tecnologia le ha salvato la vita

Salvata tutte le volte in extremis dai suoi tentativi di suicidio, inizia a vedere la luce in fondo al tunnel grazie a un corso di informatica a scuola, nel 2011. “La tecnologia mi ha salvato la vita – ha raccontato l’adolescente – . Chi ha attacchi di panico teme sempre di non avere il controllo della situazione, quando invece sei dietro un pc e crei qualcosa che solo tu sai gestire, ti sembra, tutto a un tratto, di recuperare il controllo. E tutto cambia. Da allora non ho mai più tentato il suicidio”.

La vera svolta arriva dalla consapevolezza di poter aiutare gli altri, che la porta a contattare vari esperti, psicologi e medici di ogni tipo. Nasce così la sua app senza scopo di lucro, sperimentata inizialmente dai suoi compagni, poi scaricata da migliaia di utenti. “Pian piano mi sono arrivati sempre più messaggi da persone che mi ringraziavano per avergli salvato la vita attraverso l’applicazione”, ha dichiarato la ragazza.

Amanda ha da poco abbandonato la scuola superiore per dedicarsi alla compagnia che ha fondato, “AstraLabs”, finanziata da vari donatori e grazie al fondo di 25mila dollari per l’imprenditoria sociale offerto da Toms. 

“Tutto nella mia vita mi ha insegnato che sia le cose buone che quelle cattive in questo mondo continueranno ad accadere e sono al di là del nostro controllo. Ma è proprio ciò che riusciamo a fare con quello che non possiamo controllare a fare la differenza”. La ragazza sta già pensando ad altre due applicazioni: una per aiutare le persone a seguire più facilmente questioni politiche e sociali a cui sono interessate, l’altra per aiutare i malati di schizofrenia a capire quando si trovano in stato di allucinazione.

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