Marte, scoperti i primi indizi di ossigeno nell’atmosfera

Rinvenuta materia organica sul pianeta rosso, che forse aveva i requisiti per ospitare la vita

Molecole organiche e metano nell’atmosfera che varia ciclicamente: queste le caratteristiche che fanno pensare che su Marte possa esserci stata un tempo la vita e che forse possieda i requisiti per accoglierla nuovamente.

Inviati a Terra dalla missione Curiosity della Nasa, i dati sono stati pubblicati su Science: anche se non si tratta ancora di prove certe che attestino la vita sul pianeta rosso, indicano una forte probabilità che tre miliardi e mezzo di anni fa ci fossero le condizioni necessarie ad ospitarla.

“Marte – ha detto la Nasa presentando i dati del rover Curiosity – avrebbe potuto ospitare la vita in passato. Sono tempi entusiasmanti –  ha detto Chris Webster, del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa – Guardiamo con speranza al futuro, in cerca di ulteriori risultati. Ci vorrà ancora del tempo prima di capire se l’origine del metano è biologica”.

Verso scoperte sempre più importanti

Le molecole organiche contengono elementi “comunemente associati alla vita”, “ma che possono essere associate anche a processi non biologici”, rilevano gli esperti della Nasa. Si tratta di carbonio, idrogeno e forse anche ossigeno. “Con queste scoperte Marte ci sta dicendo di mantenere la rotta e di continuare a cercare evidenze della vita”, ha detto Thomas Zurbuchen, a capo del Direttorato della Nasa per le missioni scientifiche. “Sono fiducioso che le prossime missioni ci daranno scoperte ancora più mozzafiato sul pianeta rosso”. Anche Michael Meyer, responsabile scientifico del Programma di esplorazione di Marte della Nasa, la pensa allo stesso modo e sebbene ritenga impossibile al momento affermare se su Marte ci siano segni di vita, è convinto che la strada intrapresa sia quella giusta.

Materia organica in un suolo ostile

A scoprire queste nuove molecole è Curiosity, che sta esplorando dal 6 agosto 2012 il cratere Gale: “si sono conservate nell’argillite di origine lacustre alla base della formazione Murray, antica 3,5 miliardi di anni”, scrive su Science il gruppo coordinato da Jennifer Eigenbrode, del Centro Goddard della Nasa. Escluso ogni dubbio su un’eventuale contaminazione, il laboratorio non è riuscito a chiarire però l’origine delle molecole: potrebbe la testimonianza di una vita passata, o cibo di forme di vita esistenti, o qualcosa di indipendente dalla vita. Tuttavia, il fatto che la materia organica sia stata trovata vicino alla superficie di un ambiente ostile come il suolo di Marte aumenta in modo significativo le probabilità di trovarla nel sottosuolo. A cercare di scoprirlo sarà la missione ExoMars 2020 di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Russia, che perforerà il suolo marziano fino a due metri di profondità.

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