Stato vegetativo, scoperto il meccanismo della perdita di coscienza

Ascoltato per la prima volta il silenzio dei neuroni della corteccia che si “inceppano”

Cosa accade davvero nel cervello delle persone che si trovano in stato vegetativo? A fare luce sui meccanismi che determinano la perdita e il recupero della coscienza in seguito a lesioni cerebrali è una ricerca dell’Università Statale di Milano in collaborazione con quelli della Fondazione don Gnocchi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications. Lo studio ha ascoltato per la prima volta il silenzio, simile a quello del sonno profondo, dei neuroni della corteccia “inceppati” nelle persone in stato vegetativo.

Il paradosso dello stato vegetativo

La ricerca evidenzia in particolare il paradosso di questa condizione, in cui il paziente risulta sveglio e con gli occhi aperti ma privo di coscienza, nonostante la corteccia cerebrale presenti ampie regioni intatte e attive dal punto di vista metabolico ed elettrico. Da sempre ci si interroga se ci sia o meno coscienza nei pazienti in stato vegetativo: grazie a un recente studio condotto dai ricercatori dell’università di Cambridge finalmente sono state trovate le prove che nel cervello in stato vegetativo esistono delle “firme” nascoste che potrebbero rivelarne la coscienza. In uno studio precedente della Statale coordinato da Marcello Massimini, si era osservato che nella maggioranza dei pazienti in stato vegetativo queste ‘isole’ di cervello intatte sono incapaci di creare interazioni complesse con altre regioni della corteccia, fondamentale perché la coscienza possa essere generata e sostenuta.

Gli Off-periods

Il nuovo studio, condotto da Mario Rosanova e Matteo Fecchio del gruppo di Massimini, dimostra che l’incapacità del cervello di sostenere interazioni complesse è determinata dalla tendenza dei circuiti corticali a collassare in un breve periodo di silenzio neuronale quando ricevono un segnale dall’esterno o vengono disturbati. Chiamati ‘Off-periods’, questi momenti di silenzio sono presenti anche nel sonno profondo nelle persone sane, mentre non si manifestano mai quando si è svegli; l’effetto è di blocco sia delle riverberazioni locali, necessarie all’elaborazione dei segnali in ingresso, sia delle interazioni complesse tra le aree corticali distanti tra di loro, necessarie perché si generi coscienza. Questi periodi di silenzio potrebbero anche sparire, secondo lo studio, riaprendo la strada a interazioni corticali complesse come succede alle persone che dallo stato vegetativo recuperano coscienza.

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