Ogni quattro anni scatta la mania del Mondiale: davanti allo schermo ad aspettare il calcio d’inizio delle partite degli Azzurri, quasi tutti gli italiani vengono risucchiati dal vortice del tifo scatenato; anche chi durante l’anno si interessa poco e niente allo sport e al calcio, durante i Mondiali, forse per un innato istinto patriottico,  viene trascinato da questa che gli esperti definiscono una “positiva ondata di stress”.

E’ quanto sostiene Piero Barbanti, Responsabile del Centro per la diagnosi e la cura delle cefalee e del dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana. A poche ore dalla partita di oggi che vedrà impegnata la nazionale italiana con il Costa Rica, l’esperto fa una sorta di analisi dettagliata dell’impatto dei mondiali sul cervello della gente.

Il Mondiale nel cervello

«Il primo aspetto è l’attesa dell’evento – spiega il dott. Barbanti – che vuol dire motivazione ed energia. Il sistema vegetativo, il nostro ministro degli interni, indirizza progressivamente la vita viscerale dal tram-tram quotidiano verso l’inquietudine, tramite una attivazione simpatica adrenergica. Il risultato è una sensazione di maggiore di vitalità».

«Poi c’è la partita, e dunque il senso del rischio – prosegue il neurologo – E’ questo l’elemento eccitante per il tifoso, non il conseguimento del risultato finale. E’ dimostrato che il “piacere per la ricompensa” (reward) è elevatissimo nelle condizioni di massimo rischio (cioè il soggetto non sa se vincerà o perderà) e minimo nelle condizioni estreme (quando sa di aver perso o di avere vinto)».

Leggi anche:  Depurare il fegato dopo un'abbuffata: guida all'alimentazione

Una felicità collettiva

E’ la dopamina l’ormone coinvolto in questo meccanismo, insieme a una serie di circuiti cerebrali che interessano la corteccia  – l’area di solito frena gli impulsi – e i nuclei profondi come lo striato ventrale e l’accumbens.

«Ma è indiscutibile che i mondiali costituiscono un’occasione irripetibile di socialità e felicità collettiva in un mondo in cui accostiamo ma non amalgamiamo con l’altro le nostre esperienze emotive», sottolinea Barbanti.

Che la partita in sé interessi effettivamente diventa un fattore secondario: il Mondiale diventa un ottimo pretesto per stare insieme e condividere. Una gioia e una festa collettiva, che indipendentemente dall’esito della partita porta le persone a godere di uno stress, che a quanto pare è positivo per il nostro organismo.