Ieri i tassiti di Milano hanno protestato contro Uber davanti alla sede del Comune. L’assessore alla mobilità Pierfrancesco Maran conferma che la startup lavora al limite della legalità ma sottolinea che i tempi stanno cambiando

Ieri i tassisti di Milano hanno iniziato uno sciopero selvaggio contro il servizio taxi di lusso Uber. Le nuove regole imposte alla startup di San Francisco da parte del Comune non sono bastate a fermare lo stop delle auto bianche, che dall’aeroporto di Linate si sono recate in Piazza della Scala dove hanno picchettato Palazzo Marino. Il motivo delle agitazioni, che si sono registrate anche a Parigi, è da ricercare nella politica di prezzo di Uber, che permette all’utente di scegliere a priori la tariffa. 

Solo l’intervento dell’assessore alla Polizia locale, Marco Granelli, ha permesso che il servizio riprendesse regolarmente. “Non è accettabile che uno sciopero sia fatto senza preavvisare gli utenti”, ha dichiarato il Codacons.

Il Comune cosa fa?

“Comune fantasma, chiediamo legalità” e “Difendiamo il nostro lavoro”, sono solo alcuni degli slogan scelti dai tassisti in difesa della propria categoria. La Giunta si è divisa fra chi conferma l’immobilismo dell’amministrazione sul problema e chi invece sostiene che siano i tassisti a doversi evolvere. L’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran cavalca entrambe le correnti affermando, in un’intervista al Corriere della Sera, che “i riferimenti della legge del 1992 non vengono rispettati da Uber”. Allo stesso tempo però l’assessore si chiede: “Una legge del 1992 può recepire tutte le novità del mondo di oggi? I cittadini chiedono servizi sempre più innovativi”.

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