Dopo l’allerta per l’epidemia di pidocchi tra teenager statunitensi, attribuita all’uso dilagante dei selfie, una nuova moda decisamente più inquietante si sta diffondendo tra i più giovani, destando non poche preoccupazioni: il cosiddetto “vampirismo”, che consiste nel bere sangue umano.

A lanciare l’allarme è la pediatra Teresa de Toni, dell’Università di Genova, insieme con Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia, in occasione dell’XI corso interdisciplinare di aggiornamento in ‘Adolescentologia’ in corso a Genova .

Nell’ambito dei fenomeni da monitorare tra gli adolescenti, spicca ancora al primo posto la mania dei selfie, che secondo uno studio dell’American Psychiatric Association sarebbe indice di un vero e proprio disturbo mentale, tanto che si parla di “selfite” alludendo alla mancata capacità di riconoscersi nel proprio corpo. “La “selfite” è stata addirittura inserita nel dizionario di Oxford” ha spiegato de Toni.

Un problema di autostima e identità

La moda degli autoscatti digitali aumenterebbe quindi un problema di scarsa autostima e di ricerca della propria identità, latente soprattutto negli adolescenti, che arrivano a trascorrere fino a 10 ore al giorno facendosi autoscatti in varie pose per arrivare al “selfie perfetto”.

Secondo gli esperti gli autoscatti alimenterebbero una differente percezione di sé, spingendo le persone ad una maggior autocritica e aumentando i complessi legati al fisico, soprattutto tra i più giovani. Di qui l’allarme lanciato dai chirurghi dell’American academy of facial plastic and reconstructive surgery, che denunciano una crescita esponenziale di richieste di piccoli ritocchi al volto riscontrata di recente.

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Bere sangue in segreto

 “Ragazzi che non riescono ad essere quello che vogliono”, spiega l’esperta.

Ecco perché si spingono spesso oltre, alla ricerca di emozioni estreme, come quella del vampirismo che sicuramente è alimentato dal successo delle recenti saghe cinematografiche sui vampiri.  Bianchi di Castelbianco spiega che “c’è proprio un’emulazione dei vampiri ed esiste addirittura una categoria di giovani donatori e una di giovani bevitori. Il tutto avviene in fortissimo segreto, con i conseguenti rischi che derivano dal bere sangue”.

A volte la mania non è indice di una patologia, ma solo di una particolare influenzabilità dei ragazzi, che vengono deviati dalle mode del momento:

”L’unica cosa che si possa realmente fare per fronteggiare queste problematiche è realizzare attività di informazione rivolte ai ragazzi. Solo così si possono ottenere risultati veri e immediati, evitando soluzioni fittizie” conclude l’esperto.