Una ricerca americana ha rilevato l’impronta cerebrale lasciata solo nel patrimonio genetico delle figlie femmine

Uno studio di un team di ricercatori dell’Università della California contribuisce a fare chiarezza sulla questione se la depressione dipenda solo da variabili di natura sociale e psicologica, come traumi o comportamenti sbagliati, oppure se incidano anche fattori di carattere genetico. 

Lo studio va in quest’ultima direzione, evidenziando come questa patologia lasci nel patrimonio genetico una sorta di impronta che si trasmette da madre a figlia, senza invece intaccare il Dna dei figli maschi. Di recente è stata sviluppata una nuova efficace cura contro la sindrome depressiva, capace di arrestare il processo di diminuzione dei neuroni.

L’impronta nel cervello

L’indagine ha interessato 35 famiglie con casi di depressione clinica, portando a comprendere che le probabilità di sviluppare la malattia psichiatrica sono significativamente superiori nelle figlie femmine, se anche la madre ne soffre.

Si è poi fatta una verifica di tipo biologico impiegando risonanza magnetica, con cui i gli studiosi hanno rilevato la presenza dell’impronta cerebrale, fungendo da conferma empirica della conclusione a cui la statistica era già approdata.

Pubblicato sul Journal of Neuroscience, lo studio tuttavia vuole evidenziare  solo una predisposizione nei confronti della depressione, una malattia che costa 4 miliardi all’anno e viene riconosciuta e curata solo da un italiano su tre. In quali modi si sviluppi nel contesto madre-figlia è ancora oggetto di ricerche, in quanto da ricondurre a molteplici variabili che non riguardano solo la genetica. La depressione è in aumento anche a causa dello stile di vita imposta dalla nostra epoca, tanto che non è un caso se una recente ricerca sostiene che un possibile segnale di depressione potrebbe essere il tempo trascorso usando il telefonino.

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