Caffè alleato contro l’obesità: stimola l’attività del grasso bruno

Via libera al consumo di caffè, appena assolto dal severo esame dell’Oms che ha il duro compito di declassare o riqualificare gli alimenti in base alla possibilità che favoriscano lo sviluppo di tumori. A questo scopo vengono create tabelle molto complesse che attestano in via definitiva il grado di pericolosità di una sostanza, in rapporto al rischio di sviluppo del cancro.

La bevanda, che può causare dipendenza come una vera e propria droga, era stata declassata nel 1991, quando un team di esperti la ritenne potenzialmente cancerogena. Oggi invece l’Oms afferma una totale assenza di fattori di rischio, inserendo il caffè nella categoria 3, ovvero quella che stabilisce un legame inesistente tra consumo e insorgenza tumorale.

Caffè, nel bene e nel male

D’altra parte il caffè è da sempre al centro di molte discussioni scientifiche riguardo ai presunti benefici o danni alla salute. C’è chi sostiene che berlo prima di andare a letto non faccia dormire, ma non bisogna dimenticare che le proprietà del caffè agiscono anche positivamente sull’organismo, riducendo il rischio di malattie croniche come il morbo di Parkinson, il cancro alla prostata, il morbo di Alzheimer e in generale rallentano il declino cognitivo legato all’età. Sembra inoltre che per le donne bere 2 caffè al giorno aiuti a tenere lontano il cancro al seno, ma più di 4 tazzine di caffè al giorno fa male alla salute, soprattutto per le donne in gravidanza e i giovani sotto i 18 anni.

Lo studio presentato oggi si prefigge di riabilitare completamente il caffè e di spegnere i timori sollevati gli anni scorsi dalla stessa Oms. Ora resta da stabilire chi risarcirà la bevanda a fronte dell’inopportuno declassamento che le costò l’inserimento negli alimenti valutati come possibilmente cancerogeni (classificato come 2 b) per il cancro alla vescica.

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