Uno studio ha messo in luce il fenomeno per cui un farmaco molecolare usato per trattare il cancro perde la sua efficacia

La ricerca, pubblicata oggi on line sul Journal of Clinical Investigations, è opera di un gruppo di ricercatori e clinici del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia che ha individuato i meccanismi sconosciuti della farmaco-resistenza dei tumori. Lo studio è.

“Un serio problema dei farmaci molecolari – spiega Saverio Minucci, coordinatore dello studio, Direttore del Programma di Nuovi Farmaci dell’Istituto Europeo di Oncologia e docente dell’Università di Milano –  è che spesso funzionano bene all’inizio del trattamento, ma nel tempo il tumore sviluppa meccanismi cellulari di resistenza, per eludere gli attacchi del farmaco e riprendere la sua crescita incontrollata. Per questo la ricerca dei farmaci biologici deve sicuramente cercare nuove molecole, ma anche trovare il modo di disinnescare il fenomeno della resistenza, per ottenere il massimo di efficacia dai farmaci di cui già disponiamo”.

Un mix di farmaci per sconfiggere il cancro

“Studiando la resistenza al Sunitinib – aggiunge Mohamed Elgendy – abbiamo trovato che l’Everolimus, un farmaco conosciuto e in uso contro vari tumori, incluso lo stesso tumore renale, è in grado di neutralizzare i meccanismi di resistenza, rendendo così il tumore nuovamente sensibile al Sunitinib”.

“Si apre quindi la prospettiva concreta di utilizzare i due farmaci in associazione – riprende Minucci-  Il dettaglio interessante dal punto di vista clinico è che i due farmaci agiscono anche a dosi relativamente basse, e dunque questo co-trattamento, oltre ad essere più efficace, potrebbe anche avere ridotta tossicità”.

Il futuro della ricerca farmacologica

Il lavoro svolto dai ricercatori deva ancora trovare conferma in studi clinici: dall’analisi di un gruppo pilota di pazienti i risultati sono finora confermati, ma la ricerca va estesa grazie alla collaborazione fra il network clinico dello IEO (coordinato da Franco Nolè, Nicola Fazio e Salvatore Lorenzo Renne) con altri gruppi clinici nazionali ed internazionali.

“Questo studio ci conferma la direzione futura della ricerca dei farmaci anticancro- conclude Minucci- che combinerà vari approcci: l’immunoterapia, per risvegliare la risposta del sistema immune contro il tumore; la target therapy, per colpire i bersagli chiave delle cellule tumorali; i farmaci anti-resistenza, per mantenere nel tempo l’efficacia del trattamento. Impossibile oggi pensare ad un’unica pillola anticancro. Sarebbe una pillola magica e la magia in scienza non esiste”.

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