L’enzima Nox2 è stato identificato dai ricercatori del Policlinico Umberto I di Roma

Grazie a una ricerca attualmente online su «Atherosclerosis Thrombosis Vascular Biology», la rivista scientifica ufficiale dell’American Heart Association, è stato identificato l’enzima che sembra favorisca l’ispessimento della carotide, causandone l’occlusione e di conseguenza l’ictus.

Una scoperta che potrebbe consentire di limitare gli attacchi in modo significativo, grazie a una sperimentazione che al momento sta ottenendo ottimi risultati sugli animali.

Esiste già un farmaco che riduce la placca arteriosclerotica della carotide del 30% (un recente studio ha rivelato che consumare un uovo al giorno ridurrebbe del 12% il rischio), ma la sperimentazione umana ancora sembra lontana, anche se Francesco Violi, direttore della Prima Clinica medica del Policlinico Umberto I di Roma, è ottimista.

La sperimentazione

La scoperta è partita dall’osservazione di piccoli pazienti affetti da carenza ereditaria di attività di questo enzima che avevano la carotide meno spessa rispetto a chi aveva una normale attività dell’enzima. I ricercatori sono riusciti a dimostrare che in assenza di questo enzima le arterie si dilatano di più e la carotide è meno spessa rispetto ai soggetti sani.

Una sperimentazione durata 5 anni durante i quali sono stati esaminati pazienti affetti dalla malattia granulomatosa cronica con deficit completo, che attacca i bambini, con indagini estese anche alle mamme. Per la sperimentazione umana «i tempi non sono lunghissimi, in pochi anni potremmo ottenere grandi risultati» spiega Violi.
Un altro recente studio condotto dal prof. Martin O’Donnell della McMaster university di Hamilton in Canada, in collaborazione con gli scienziati  della HRB-Clinical Research Facility di Glway in Irlanda, ha messo in luce come l’ictus si possa prevenire nella maggior parte dei casi. Condotta un’indagine su un campione di circa 27 mila persone in tutto il mondo, gli scienziati hanno evidenziato che sono 10 i fattori di rischio legati a salute e stile di vita. Secondo un’altra ricerca americana molti giovani sotto i 45 anni non prestano attenzione ai primi sintomi dell’ictus e chiedono aiuto solo in casi gravi. Per fortuna recentemente è stato sviluppato un inibitore specifico in grado di ridurre del 50% i danni neuronali causati da un attacco.

L’enzima riduce la placca del 30%

Cosa accadrebbe se i test sugli umani avessero successo? «Le molecole sperimentate negli animali hanno dimostrato che inibendo l’enzima si riduce la placca aterosclerotica della carotide del 30 per cento». Una percentuale che «allungherebbe di moltissimo i rischi di un ictus». Per normalizzare l’enzima «sicuramente servirà un farmaco, ma non ci sono ancora case farmaceutiche che se ne stanno occupando».

«Abbiamo già messo a punto il metodo per misurare l’enzima nel sangue, lo stiamo brevettando e fra poco si potrà usare» – conclude Francesco Violi.

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