14 studi in Italia su 650 pazienti per mettere a punto nuove terapie contro il colesterolo

E’ l’amministratore delegato di Amgen Italia Francesco Di Marco, durante un incontro promosso a Milano, a spiegare il ruolo centrale dell’Italia nel più vasto programma di sviluppo di evolocumab, capostipite di una nuova famiglia di farmaci per ridurre i livelli di colesterolo Ldl. Grazie al coinvolgimento di 57 centri distribuiti su tutto il territorio sono stati portati avanti 14 studi diversi per un totale di oltre 650 pazienti arruolati.

“Anche nello studio Fourier che verrà presentato tra poche settimane a Washington”, in occasione del congresso dell’American College of Cardiology, “l’Italia ha partecipato con 20 centri coinvolti e quasi 400 pazienti arruolati. Questo perché il Paese è un’eccellenza nel cardiovascolare di livello mondiale”.
Recentemente uno studio ha rivalutato il colesterolo alto: non sarebbe un fattore di rischio per malattie cardiache negli anziani.

L’azione del farmaco

Evolocumab è il primo della classe degli inibitori del Pcsk9, proteina che nell’organismo degrada i recettori Ldl che si trovano sulla superficie delle cellule epatiche. Il farmaco aumenta la capacità del fegato di eliminare il colesterolo Ldl dal sangue, diminuendone i livelli e si è riusciti a ottenere anche una regressione della placca aterosclerotica.

Secondo dati dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare Anmco-Istituto superiore di sanità, la prevalenza dell’ipercolesterolemia in Italia ha subito un’impennata negli ultimi anni: negli uomini si è passati dal 20,8% nel periodo 1998-2002 al 34,3% del quadriennio 2008-2012, nelle donne dal 24,6% al 36,6%.

Evolocumab disponibile in Italia

L’anticorpo monoclonale interamente umano, disponibile in Italia e rimborsabile, ha segnato l’ingresso di Amgen in cardiologia, “un’area terapeutica al servizio della quale abbiamo deciso di mettere le competenze maturate in oncologia, immunologia, nefrologia, ematologia”, continua l’Ad.

“Agmen investe in Ricerca & Sviluppo il 20% del suo fatturato mondiale, pari a oltre 4 miliardi di dollari. E grazie a questo sforzo abbiamo creato una pipeline costituita da oltre 40 molecole sperimentali in varie fasi di sviluppo, di cui 14 in fase III”. E ancora: “Grazie alla ricerca condotta da deCODE, azienda islandese acquisita da Amgen nel 2012, è stata scoperta una mutazione genetica che potrebbe trovare applicazione in una terapia ipolipidemizzante: Asgr1. Le persone con questo gene hanno un rischio di sviluppare la malattia cardiaca del 35% inferiore rispetto alla media. Per questo, adesso, stiamo focalizzando il nostro lavoro di ricerca su una molecola” che agisca su questo fronte.

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