Respirare smog abbassa sensibilmente l’aspettativa di vita media

Tra i molteplici effetti negativi dell’inquinamento sull’organismo, un ricercatore dell’Università di Aahrus (Danimarca) ha determinato che un aumento di 10 microgrammi di particelle inquinanti PM2.5 in un metro cubo di aria riduce l’aspettativa di vita media di 9/11 anni, molto più di quanto stimato dall’Unione Europea. Un risultato evinto partendo dall’analisi di costi e benefici conseguenti alla riduzione dell’inquinamento atmosferico.

10 anni vs 2 anni

Il professor Mikael Skou Andersen, docente di Scienze ambientali e sociali e di Sistemi agricoli e sostenibilità, ha seguito questa ricerca perché in Europa e negli Stati Uniti si adottano sistemi molto diversi per calcolare i costi sociali ed economici dell’inquinamento, mentre sarebbe auspicabile adottare un sistema univoco per tagliare l’utilizzo dei combustibili fossili.

Ecco perché negli Stati Uniti i costi risultano triplicati rispetto a quelli dell’Unione Europea, senza contare che lì i costi legati ai benefici della riduzione dell’inquinamento atmosferico vengono calcolati in base al numero di vite salvate, e ogni vita attualmente ha un valore stimato di 7,4 milioni di dollari.

In Europa viene dato maggior rilievo all’aspettativa di vita e dato che la maggior parte dei morti da inquinamento atmosferico ha un’età compresa tra i 70 e i 90 anni, i costi sociali risultano molto più bassi, calcolati su circa 2 anni. Secondo una ricerca dell’Università di Torino l’inquinamento sarebbe responsabile persino di mutazioni genetiche e alterazioni del DNA. Del resto gli effetti negativi dell’inquinamento urbano sulla salute sono ormai noti a tutti: oltre a peggiorare le condizioni di chi soffre di attacchi d’asma, lo smog, che nelle grandi città viene respirato dall’80% della popolazione, danneggia persino i denti e accelera l’invecchiamento della pelle. Sembra inoltre che le sostanze inquinanti sono tossiche per i neuroni e danneggino il cervello, soprattutto dei bambini.

La speranza di una politica comune

Con lo scopo di trovare un compromesso tra i due approcci, Andersen ha stilato una tavola di mortalità relativa a 100mila persone con età corrispondete alla distribuzione della popolazione attuale. Lo scienziato ha prima calcolato l’aspettativa di vita di ciascuna fascia di età, inserendo poi nell’equazione gli effetti di 10 microgrammi di PM2.5 per ogni metro cubo di aria. I risultati evidenziano che l’età media di una vittima da inquinamento atmosferico è di 78,9 anni, e la perdita di vita media è risultata essere di 9/11 anni, molto superiore al calcolo europeo di soli 2 anni. L’idea è che alla luce di questo studio si possano adottare per il futuro politiche comuni ai due continenti per limitare i danni dell’inquinamento atmosferico, che solo in Italia provoca 21mila morti ogni anno e fa ammalare un bambino ogni tre.

Leggi anche:  Quanti passi al giorno servono per tenersi in forma? Se sei donna, meno di quanto pensi