Caffè alleato contro l’obesità: stimola l’attività del grasso bruno

La presenza di una nota sostanza cancerogena nel caffè imporrebbe il dovere di allertare sui rischi per la salute

Se il caffè è senza dubbio una delle bevande più apprezzate in tutto il mondo anche per le sue molteplici proprietà benefiche, arriva dagli Stati Uniti una notizia shock che non potrà lasciare indifferenti coloro che consumano questa bevanda quotidianamente. Diversi studi hanno dimostrato che il caffè, grazie ai composti i fenolici antiossidanti in esso contenuti, è in grado di ridurre l’infiammazione e contrastare lo sviluppo di tumori. Le proprietà del caffè riducono il rischio di malattie croniche come il morbo di Parkinson, il cancro alla prostata, il morbo di Alzheimer e in generale rallentano il declino cognitivo legato all’età. Secondo una recente ricerca bere una tazza al giorno di caffè diminuirebbe del 12% il rischio di morte, mentre berne due tazzine al giorno aiuta a tenere lontano il cancro al seno. Eppure, il caffè potrebbe anche favorire l’insorgenza del cancro per la presenza di una nota sostanza cancerogena, l’acrilammide.

Proprio a causa di questo potenziale cancerogeno in California è stato chiesto, tramite un’azione legale contro le principali catene come Starbucks, BP, Gloria Jean e 7-Eleven, di esporre sulle confezioni di caffè un’etichetta che ne indichi il rischio di cancro, come per le sigarette.

Perché il caffè è considerato cancerogeno?

L’acrilammide contenuto nella bevanda è infatti una molecola la cui cancerogenicità e potere mutageno (specie su apparato riproduttivo e sistema nervoso sia centrale che periferico) sono stati dimostrati ed accertati anche da Esfa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) e Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro). Si tratta di un composto azotato che si sviluppa in seguito a complesse reazioni chimiche tra proteine e zuccheri esposti alle elevate temperature. Nel caffè, in particolare, si svilupperebbe durante il processo di torrefazione.

Il vero scopo dell’azione legale

Sono in arrivo dunque tempi duri per i principali produttori di caffè negli Usa, che diventano passibili di pesanti sanzioni. La causa risale al 2010 e verte sull’accusa di non aver segnalato ai consumatori i probabili rischi derivanti dal consumo di caffè. L’avvocato che rappresenta l’organizzazione no-profit, Raphael Metzger, ha affermato che il vero obiettivo della causa non è solo quello di costringere a esporre nero su bianco ai consumatori gli effetti nocivi del caffè, ma soprattutto quello di costringere le aziende produttrici a ridurre la quantità di acrilammide fino a eliminare il rischio cancro.

“Sono dipendente dal caffè, lo confesso, e mi piacerebbe poter avere il mio senza acrilammide”, ha infine commentato Metzger alla CNN. 

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