Presentato ieri a Milano “I pirati del Raee”, il dossier realizzato da Legambiente con il Centro Coordinamento Raee, contestualmente alla presentazione del Rapporto annuale 2013 sul sistema di ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia

Anche se l’Italia risulta migliorata in quanto a smaltimento sostenibile dei rifiuti, come emerge dall’ultimo rapporto rimane comunque alta la percentuale di quelli che finiscono in discarica (43%). E’ questo spesso il destino di elettrodomestici vari, dai frigoriferi ai televisori guasti, telefonini, stampanti, pc e scaldabagni che hanno smesso di funzionare e di cui ci si vuole sbarazzare più in fretta possibile, senza curarsi delle possibilità di recupero dei materiali pregiati attraverso l’industria del riciclo, oltre che di evitare danni all’ambiente con la contaminazione del terreno e delle falde.

Italia fuori dalla legalità

A preoccupare è soprattutto la percentuale altissima di Raee, circa il 70%, che in Italia riesce ad eludere il sistema legale, alimentando un prospero mercato illecito di discariche abusive e di traffici illegali anche a livello internazionale. Ma anche fonte significativa di inquinamento e criminalità ambientale, sfruttamento di manodopera a basso costo che lavora in “nero”, minando i guadagni dell’economia legale e alimentando invece gli affari delle ecomafie.

Erano 800.000 tonnellate i Raee prodotti nel 2012, mentre sono circa 10 milioni di tonnellate in Europa e 50 milioni quelli generati nel mondo. Tra questi, a livello europeo solo 3,5 tonnellate vengono gestite dalle organizzazioni dei produttori.

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In numeri dei sequestri e degli illeciti in Italia sono sconvolgenti: tra il 2009 e il 2013 sequestrate ben 299 discariche abusive di Raee, soprattutto in Puglia (13,4% del totale), in Campania (12,7%), Calabria e Toscana (11%). Tra le 220 inchieste che hanno riguardato il delitto di attività organizzata di traffico di rifiuti, condotte tra il 2002 e il 2013, 6 hanno riguardato specificatamente il traffico di Raee (il 2,7% del totale).

“Se i rifiuti nel complesso rappresentano un problema e contemporaneamente una opportunità per lo sviluppo di filiere importanti della green economy, per i Raee questo discorso assume un valore ancora più alto e pertinente – spiega il vice presidente di Legambiente Stefano Ciafani -. La gestione corretta dello smaltimento dei materiali elettrici ed elettronici, infatti, può alimentare sostanziosamente il settore del riciclaggio delle materie che li compongono, la riduzione degli impatti della produzione come dell’uso delle risorse naturali ed energetiche. Si tratta di una filiera nascente, perché la normativa sui RAEE è molto recente e i problemi non mancano, ma con grandi prospettive. Certo occorrerà lavorare ancora sull’informazione ai cittadini e sulle reti di raccolta e spingere per ottenere in tempi brevi una normativa adeguata a tagliare fuori dal mercato gli imprenditori non rispettosi della legge pianificando un sistema efficace di controlli e sanzioni per impedire i traffici illeciti”.

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“Il racket dei RAEE si combatte favorendo il mercato legale – ha aggiunto Laura Biffi, che ha curato il dossier per l’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente – Ciò significa che, accanto a un migliore sistema di controlli e sanzioni esteso a tutta la filiera, dal venditore di elettrodomestici al trasportatore al riciclatore, è necessario mettere a punto una campagna di informazione efficace rivolta ai cittadini, ma anche agli addetti alle vendite, nonché alle stesse forze dell’ordine e agli enti preposti alla vigilanza. Solo così il ciclo virtuoso dei RAEE sarà in grado di togliere profitti al mercato nero e di produrre nuova economia e nuova occupazione nel rispetto delle leggi e dell’ambiente”.

Maggior informazione e consapevolezza 

Cosa fare quindi per arginare questa situazione sempre più grave?

In primo luogo informare i cittadini sulla minaccia sanitaria e ambientale, nonché sulle potenzialità economiche dei Raee, al fine di portare l’Italia al raggiungimento degli standard di raccolta e riciclo dei Raee fissati dall’Unione europea.

Inoltre bisognerebbe promuovere la diffusione su tutto il territorio di una rete omogenea di strutture comunali che vadano a migliorare i sistemi di raccolta.

Anche la pratica del ritiro “uno contro uno” nei punti vendita potrebbe incentivare al cambiamento; infine si rende sicuramente necessario un aumento dei controlli, supportato da modifiche legislative, dei traffici illegali.