Quali sono le città italiane più attente alla gestione dei nostri amici a quattro zampe? A stilare una classifica è il rapporto di Legambiente “Animali in città”, giunto alla sua quarta edizione

Si tratta di uno studio che mira a verificare i reali servizi offerti dai capoluoghi italiani per quanto riguarda la gestione degli animali domestici quali cani, gatti, furetti e altri piccoli animali da compagnia.

Un’indagine che getta luci e ombre su varie città del nostro Paese e che vede in testa alla classifica, come più sviluppate per questo tipo di servizi, Terni e Prato. Seguono Modena, Ferrara e Verona. Il 90% dei comuni italiani ha dichiarato di aver attivato uffici dedicati interamente alle esigenze degli animali e nell’indagine sono state coinvolte anche le Asl, con lo scopo di garantire ai cittadini che hanno animali domestici servizi più numerosi ed efficienti.

L’amore per gli animali non conosce crisi

In questo senso Napoli è risultata la città con le aziende sanitarie migliori. Il quadro che emerge è comunque quello di un Paese che, nonostante la crisi economica, non sacrifica la tutela e la cura degli animali domestici. Del resto, è stato dimostrato che chi ha un amico a quattro zampe in casa è più felice, tanto che 9 italiani su 10 sono dichiarano di non poter più fare a meno. Non stupisce quindi che a febbraio sia partita la petizione #giulezampe, per chiedere al governo di non considerare più gli animali domestici come oggetti pignorabili.

Leggi anche:  Regole d'oro per prolungare la vita: come aggiungere fino a 24 anni al tuo percorso di vita

La direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni, spiega:

“Con il IV rapporto nazionale Animali in Città vorremmo dare un concreto contributo alla crescita della corretta gestione dei milioni di amici a quattro zampe e dell’effettivo rispetto del loro benessere. Per far ciò è evidente che le politiche del settore in Italia devono saper passare da una fase pionieristica, dove solo alcune realtà hanno saputo costruire esperienze positive ad una in cui tali esperienze diventino patrimonio diffuso e pratica viva in tutto il Paese“.