Un docente inglese rivela una nuova proprietà cicatrizzante dello zucchero

Moses Murandu, docente di di scienze infermieristiche alla Wolverhampton University, racconta che nello Zimbabwe, suo paese d’origine, la gente usava mettere lo zucchero sulle ferite per farle rimarginare e che questo rimedio naturale funzionava incredibilmente bene, soprattutto nei casi di resistenza agli antibiotici. Ecco perché Murandu ha deciso di introdurre anche negli ospedali britannici questa cura che in realtà veniva usata dall’uomo fin dai tempi antichi. Nell’Iliade e nell’Odissea ad esempio i combattenti venivano curati con sostanze naturali e guarivano velocemente.

Naturale sì, ma con fondamenti scientifici

Murandu racconta di aver usato lo zucchero per curare la ferita piuttosto grave di Alan Bayliss, un ingegnere 62enne a cui era stata amputata la gamba sopra il ginocchio. Il taglio tardava a cicatrizzarsi, nonostante gli antibiotici e le cure tradizionali. Il docente si è ricordato allora di quando era piccolo e il padre curava le sue ferite e quelle dei fratelli con lo zucchero. Dopo aver versato il contenuto di un barattolo sulla ferita del signor Alan Bayliss, la piaga è iniziata a guarire rapidamente, nel giro di poche settimane.

In realtà la terapia dello zucchero ha fondamenti scientifici: applicato a una ferita infatti assorbe l’acqua con cui i batteri crescono e si moltiplicano. Il docente originario dello Zimbabwe aveva trattato 35 pazienti in 3 nosocomi di Sua Maestà, notando sempre forti miglioramenti, senza effetti collaterali.

‘L’unico problema è che bisogna chiedere alle persone se siano preparate a questo trattamento, mentre lo sono già per gli antibiotici e le altre cure tradizionali… In Africa possiamo acquistare lo zucchero al supermercato, qui dobbiamo inoltrare la domanda alla farmacia dell’ospedale’, ha spiegato Murandu.

Non è la prima volta che lo zucchero viene utilizzato in maniera insolita: qualche anno fa un’equipe di ricercatori statunitensi ha creato una batteria che si ricarica con lo zucchero, sfruttando gli elettroliti in esso contenuti per immagazzinare più energia delle attuali pile.

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