Lo scopo è permettere alle donne che devono sottoporsi a cure antitumorali di conservare la fertilità in condizioni di sicurezza

Perché l’ovaio artificiale diventi realtà ci vorranno ancora molti anni probabilmente, tuttavia è stata finalmente aperta la strada verso questo eccezionale risultato: per la prima volta le strutture che racchiudono gli ovociti immaturi (follicoli ovarici) sono state isolate e fatte crescere su un’impalcatura di tessuto ovarico in privato delle sue cellule, finché sono state capaci di funzionare.

“E’ una prova di principio per preservare la fertilità delle donne che devono affrontare cure che potrebbero comprometterla”, ha spiegato Susanne Pors, del Laboratorio di Biologia riproduttiva del Rigshospitalet di Copenhagen. Il risultato è stato presentato nel congresso della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre) in corso a Barcellona.

Evitare il rischio di introdurre cellule maligne

Solitamente il tessuto ovarico viene conservato prima delle cure antitumorali e congelato per essere reimpiantato. “Eliminare le cellule dal tessuto ovarico congelato e trasferire in esso follicoli vitali potrebbe evitare il rischio di reintrodurre cellule maligne potenzialmente presenti nel tessuto originale”, spiega Pors. I test sono stati condotti con tessuto ovarico prelevato da donne che avevano voluto conservarlo prima di affrontare una terapia antitumorale. Prima sono state eliminate le cellule presenti nel tessuto per mezzo di un processo chimico durato tre giorni.

Grazie questo processo si è ottenuta l’impalcatura in cui sono stati reimpiantati i follicoli. “Abbiamo visto che i follicoli erano in grado di ripopolare di cellule il tessuto. In seguito l’ovaio artificiale così ottenuto è stato trasferito in un topo, dimostrando di sostenere la crescita delle cellule uovo, con un rischio molto ridotto di trasferire cellule maligne. “Il prossimo passo – ha detto la ricercatrice – sarà capire come si sviluppa l’ovaio ottenuto con questa tecnica, con periodi di osservazione fino a 6 mesi”. Per i test sull’uomo invece bisognerà aspettare ancora molto tempo.

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