Memoria, un chip nel cervello aiuta a ritrovarla dopo un trauma

Da uno studio olandese arriva un nuovo metodo per allenare le capacità mnemoniche

Se per migliorare la memoria durante il sonno basta ascoltare un “rumore rosa” simile al suono di una cascata, per allenarla durante il giorno esistono da sempre vari sistemi più o meno efficaci. L’ultimo innovativo metodo che promette significativi miglioramenti delle capacità mnemoniche arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Neuron , condotto da alcuni ricercatori olandesi, secondo i quali ad ogni persona basterebbero solo 40 minuti al giorno per ottimizzare la memoria.

Metodo loci

Tra gli autori dello studio c’è un nome di rilievo, Boris Nikolai Konrad, dottorando all’istituto olandese di neuroscienze Donders e detentore del Guinness dei primati per aver memorizzato 201 volti e nomi in 15 minuti.

“Ho iniziato ad allenarmi prima degli esami delle superiori e per tutta l’università ho utilizzato il metodo dei loci”, ha raccontato Konrad. Si tratta di un sistema in realtà molto antico, il cui nome deriva da “locus” (luogo), che veniva usato anche dai greci e romani con l’obiettivo di migliorare la memoria.

La tecnica risale a Simonide di Ceo, un poeta lirico greco del 550 a.C. Secondo la tradizione un palazzo in cui si trovava nel corso di un banchetto crollò poco dopo che Simonide era uscito. Data la difficoltà di riconoscere i commensali sotto le macerie, il poeta diede un contributo fondamentale ricordando dove fossero seduti prima della tragedia.

Un percorso fisico associato a uno mnemonico

Gli scienziati olandesi hanno chiesto a 23 dei 50 migliori memorizzatori al mondo di mandare a mente una lista di 72 nomi in soli 20 minuti. I campioni hanno rievocato correttamente in media 71 nomi su 72. Nella stessa prova, volontari “normali” hanno ricordato correttamente soltanto 26 nomi.

Andrea Becchetti, professore di fisiologia all’università di Milano Bicocca ed esperto di memoria, spiega così questo sistema: “Il metodo dei loci è una delle mnemotecniche più antiche. Non è un caso che l’ippocampo, l’area dove si stabilizzano i ricordi, sia anche essenziale per l’orientamento nello spazio. Il nostro cervello è predisposto per associare un percorso fisico a un percorso mnemonico”.

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