A lanciare l’allarme è l’Osm: la sordità sta aumentando in tutto il mondo, soprattuto tra i giovani

In occasione della celebrazione della Giornata mondiale dell’udito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità mette lancia un allarme sull’aumento esponenziale della sordità a livello mondiale. Sono oltre 7milioni gli italiani affetti da disturbi dell’udito e circa un miliardo di persone in tutto il pianeta.

Cuffiette perennemente alle orecchie

Anche se cause e sintomi sono differenti, c’è un denominatore comune che unisce la maggior parte di questi casi: auricolari e cuffiette degli smartphone costantemente attaccati alle orecchie, soprattutto dei più giovani. Il risultato sono troppi decibel per troppe ore e non ci si scoraggia nemmeno davanti al messaggio automatico sugli smartphone che invita a non alzare troppo l’audio. Servirebbe invece diminuirne drasticamente l’uso, limitandosi al massimo a un’ora al giorno e non più di 60 decibel di volume. Secondo un’indagine statistica la maggior parte delle persone non accetta il fatto di avere una perdita dell’udito, non affrontando quindi il problema in modo concreto. Secondo un altro recente studio le nostre orecchie sarebbero in pericolo anche a causa dell’uso prolungato ed eccessivo di antidolorifici.

Oltre un miliardo di ragazzi a rischio

Un fenomeno che si manifesta soprattutto nei Paesi economicamente benestanti, dove la diffusione di smartphone è nella norma e andare in discoteca o a un concerto non è un’attività elitaria. Sarebbero oltre un miliardo i ragazzi a rischio di perdita dell’udito, denuncia l’Oms. Nei Paesi a medio e alto reddito la metà dei ragazzi tra i 12 e i 35 anni è dipendente da smartphone e device musicali di vario tipo e la maggior parte non si attiene al volume considerato di sicurezza. Il 40% è esposto a livelli sonori potenzialmente dannosi in locali notturni, concerti o eventi sportivi. Sotto accusa soprattutto la musica dal vivo, che con i suoi 115 decibel non dovrebbe essere ascoltata per oltre 28 secondi.

Leggi anche:  Orticolario 2024: la terra al centro