L’azione antinfiammatoria dell’aspirina potrebbe ridurre le placche tossiche per il cervello

La lotta contro l’Alzheimer, che secondo una recente ricerca potrebbe originarsi dal virus dell’herpes, potrebbe avvalersi di una nuova arma vincente: l’aspirina, un comune antinfiammatorio contenente acido acetilsalicilico che si è già rivelata efficace contro alcuni tipi di tumore, amplificando l’effetto dei farmaci anticancro.

Efficace anche contro il cancro

 Utilizzata anche per curare e ridurre gli attacchi di rabbia, l’aspirina porta a una riduzione del rischio tumore alla prostata del 40% e addirittura del 60% se viene presa con regolarità per cinque anni.  Oggi uno studio neuroscientifico, guidato dalla Rush Medical University, rivela che il popolare farmaco grazie al suo principio attivo favorisce anche lo smaltimento di sostanze tossiche per il cervello, come le placche amiloidi, quegli accumuli che danneggiano le connessioni fra cellule nervose, causando l’Alzheimer.

Somministrando acido acetilsalicilico orale a basse dosi in un campione di topi con Alzheimer per un periodo di un mese, i ricercatori hanno poi valutato la quantità di placche amiloidi nelle regioni cerebrali maggiormente colpite dal morbo. Dopo il trattamento con l’aspirina, i risultati rivelano che le placche risultavano diminuite.

Il ruolo della proteina TFEB

Il cuore di questo meccanismo è la proteina TFEB, considerata il principale controllore della rimozione degli “scarti”, come gli accumuli di beta amiloide. LaTFEB stimola la produzione di altre sostanze, dette lisosomi, che sono vescicole presenti nelle cellule preposte all’eliminazione dei rifiuti, una sorta di “spazzini biologici”.

L’aspirina in pratica aumenta i livelli della proteina TFEB e quindi la produzione di lisosomi, che porterebbe alla riduzione delle placche innescando un processo a cascata. Proprio l’attivazione di questo meccanismo per la rimozione di elementi nocivi per il cervello potrebbe essere una strategia vincente per rallentare la malattia.

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