E’ frutto del lavoro di un team di ricerca della McGill University, in Canada, pubblicato sulla rivista Nature, la ricerca che ha portato all’individuazione di una molecola chiave nello sviluppo e nell’evoluzione della depressione

Sembra che i livelli della molecola, chiamata miR-1202, risultino inferiori nel cervello delle persone depresse e più alti nei casi in cui i pazienti vengano trattati con farmaci in modo efficace.

Questa scoperta potrebbe migliorare notevolmente le possiblità terapeutiche, soprattutto per chi soffre di un disturbo depressivo maggiore. I test effettuati dai ricercatori canadesi hanno previsto l’utilizzo di citalopram, di cui hanno verificato l’efficacia sulla bse dei livelli del micro RNA miR-1202. Recentemente per combattere la depressione, che secondo alcuni ricercatori porterebbe ad invecchiamento precoce, stanno fiorendo sempre più metodi alternativi: per esempio sembra che il vino, se bevuto in piccole dosi, sia di grande aiuto; così come esiste uno spray nasale di recente invenzione, che sembra dare ottimi risultati; e c’è anche chi sostiene che il sorriso sia sempre la miglior medicina, anche in questo caso. L’ultimo ritrovato pare sia persino la ketamina, sostanza usata anche come anestetico per i cavalli, che pare dia risultati soprendenti.

Adolescenti più a rischio

Un altro gruppo di ricerca della Northwestern University ha sviluppato contemporaneamente un’analisi del sangue per mettere in luce la depressione grave. Questo team ha un approccio innovativo che consentirà di arrivare ad una diagnosi oggettiva, grazie alla misurazione di un insieme specifico di marcatori genetici presenti nel sangue del paziente. L’attuale diagnosi di disturbo depressivo si basa infatti sulla descrizione dei sintomi presenti e sul riconoscimento da parte del medico di uno stato di presunta anormalità.

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Una variabile importante nel determinare alcune diversità di interpretazione dei sintomi è anche il fattore dell’età dei soggetti: l’adolescenza e la giovinezza infatti spesso comportano naturalmente sbalzi umorali anche improvvisi e di durata brevissima, per questo motivo a volte possono essere mal interpretati dei casi di depressione anche di una certa entità.

E’ emerso da alcuni studi epidemiologici che la depressione maggiore colpisce il 2-4% dei preadolescenti, per arrivare al 10-20% nell’adolescenza avanzata.

In arrivo il test per la depressione

“Dobbiamo fare di più e meglio”, dice Eva Redei, docente di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine e ricercatore principale dello studio, pubblicato su ‘Translational Psychiatry’.

Per questo nella ricerca sono stati inclusi 14 ragazzi gravemente depressi, mai trattati e 14 soggetti pari grado senza depressione e tutti di età compresa tra i 15 e 19 anni. Il risultato ha evidenziato nel sangue dei ragazzi depressi 11 marcatori dei 26 trovati in una precedente ricerca. Altri 18 marcatori sui 26 hanno consentito anche di distinguere i soggetti depressi da quelli ansiosi. Sembra che nonostante i risultati siano ancora preliminari, da confermare scientificamente, si intraveda già la possibilità concreta di creare un vero e proprio test per la depressione.