Non si ferma mai la ricerca dell’elisir in grado di regalare all’uomo l’eterna giovinezza, arrestando l’inesorabile processo di invecchiamento: dagli studi sui mitocondri alla scoperta di una miracolosa proteina, si è persino individuato nel sangue il mezzo per combattere la degenerazione dell’organismo legata all’avanzare dell’età.

Stavolta la medicina rigenerativa guarda alle lucertole per trovare la soluzione al problema che da sempre angoscia l’uomo: i piccoli rettili possiedono infatti la straordinaria capacità di farsi ricrescere la coda, grazie ad un gene, il Wnt. Secondo i ricercatori spagnoli del Centre for genomic regulation (Crg), le cellule umane potrebbero beneficiare della proteina prodotta dal gene Wnt, se correttamente stimolate.

Il gene che riprogramma le cellule 

La ricerca, pubblicata sulla rivista Stem Cell Reports e coordinata dall’italiana esperta di staminali Maria Pia Cosma, parte infatti dall’assunto che il gene in questione, responsabile della ricrescita della coda nelle lucertole, è presente anche nell’uomo e potrebbe essere utilizzato per convertire il processo di invecchiamento cellulare, riprogrammando le cellule adulte in modo da farle tornare ad uno stadio giovanile, stimolando lo sviluppo embrionale.

“Abbiamo scoperto – ha spiegato la Cosma – che siamo in grado di aumentare l’efficienza del processo di riprogrammazione inibendo la via di Wnt”.

Per spiegare meglio, il gene Wnt innescherebbe nell’organismo delle lucertole una reazione a “cascata”: dopo la perdita della coda, il gene produce una proteina che permette al rettile di riprodurre in numero esponenziale le cellule che formeranno il nuovo arto.

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Questo gene dall’azione miracolosa è presente anche nei mammiferi e, nonostante questa capacità sia stata ormai persa, anche le nostre cellule lo conservano ancora: la sua azione è responsabile di molti processi dello sviluppo embrionale e nella stessa riprogrammazione cellulare.

Possibili sviluppi curativi

Oltre a contribuire alla realizzazione del sogno di rimanere giovani, questa importante scoperta potrebbe essere di aiuto nella cura di malattie della pelle o di patologie legate ad apparati e organi interni; ma la ricerca potrebbe supportare anche la lotta contro il cancro, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, infarto e danni spinali.

Secondo gli scienziati spagnoli si potrebbero creare staminali pluripotenti (le “Ips” che nel 2012 valsero il Premio Nobel a John Gurdon e Shinya Yamakana: “Inibendo il gene all’inizio del processo e attivandolo alla fine possiamo aumentare l’efficienza della riprogrammazione cellulare ottenendo un numero più elevato di cellule pluripotenti”.