In Italia tra il 5 e l’8% dei ricoverati contraggono infezioni e le vittime sono tra le  4.500 e le 7mila

Durante l’evento “L’innovazione tecnologica contro le infezioni chirurgiche ospedaliere” è emerso che le infezioni ospedaliere causano ogni anno più morti degli incidenti stradali, con un impatto economico che si aggira intorno ai 10mila euro per ognuna. La ricerca realizzata da Francesco Saverio Mennini, Research Director Ceis Economic Evaluation and HTA, Università di Roma Tor Vergata, aveva proprio lo scopo di analizzarne i costi, mediante database  amministrativi. Se gli incidenti stradali causano in Italia ogni anno circa 3.419 morti, le infezioni ospedaliere, in aumento del 10%, mietono un numero di vittime che si aggira tra i 4.500 e i 7mila all’anno. Si stima che vengano contratte da una percentuale di ricoverati tra il cinque e l’otto per cento, con fino a 700mila casi ogni dodici mesi: infezioni respiratorie e urinarie e, con frequenza minore, derivanti da ferite dovute a operazioni chirurgiche e sepsi. Per fortuna oggi la tecnologia consente prevenire o evitare circa il 30% dei casi complessivi di infezioni ospedaliere e in particolare il 40-60% di quelle chirurgiche.

29 consigli per evitare le infezioni

Sono 29 le raccomandazioni sintetizzate nelle nuove linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità contenute nelle “Global Guidelines for the Prevention of Surgical Site Infection”. Si tratta dei comportamenti corretti da tenere prima, durante e dopo un’operazione chirurgica al fine di evitare infezioni ed il propagarsi di batteri. Si legge per esempio che le persone che si preparano ad un intervento chirurgico dovrebbero sempre farsi un bagno o una doccia, ma non essere rasati: “I microrganismi che causano infezioni – ha spiegato infatti Nicola Petrosillo, dell’IRCCS Spallanzani di Roma – arrivano sia dalla flora batterica già presente nel paziente che da microrganismi provenienti dall’esterno, ad esempio con le mani degli operatori come veicolo”.La scarsa igiene porta a infezioni batteriche come la polmonite, sempre più difficili da curare anche a causa delle nuove generazioni di super batteri resistenti agli antibiotici, nate come conseguenza di un uso scorretto di questi farmaci.

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L’uso degli antibiotici dovrebbe essere limitato  alla prevenzione delle infezioni, prima e durante l’operazione, ma non dopo. “È fondamentale abbattere il rischio, con il lavaggio accurato delle mani, l’adozione di una tecnica operatoria meticolosa, la profilassi antibiotica, il controllo glicemico e la prevenzione dell’ipotermia”, ha evidenziato Gabriele Sganga, professore associato di Chirurgia dell’Università Cattolica: “Oggi – ha continuato – ci sono anche le suture rivestite con antisettico inserite come raccomandazione dall’Oms”.