Uno studio rivela perché si fa fatica a prendere sonno quando si dorme in un letto che non è il nostro

A tutti sarà capitato almeno una volta di non riuscire ad addormentarsi in un letto nuovo, magari ospiti a casa di parenti o amici oppure in un letto d’albergo, in vacanza o in trasferta di lavoro.

Come balene e delfini

Si tratta in realtà di un fenomeno che ha ragioni di natura scientifica: un emisfero del cervello rimane sveglio e in allerta per rilevare potenziali pericoli, mentre l’altro dorme. Un meccanismo che abbiamo in comune diversi animali, come delfini e balene, che usano questo sistema per poter dormire in acqua senza affogare.

Tuttavia l’effetto “insonnia da prima notte” scompare le notti successive, come rilevano i ricercatori coordinati da Yuka Sasaki, della Brown University di Providence, in uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology.

«Sappiamo che gli animali marini e alcuni uccelli dormono con un emisfero cerebrale mentre l’altro rimane sveglio – spiega Sasaki -. Anche se il cervello umano non mostra lo stesso loro grado di asimmetria, ha comunque un sistema in miniatura simile a quello di delfini e balene».

L’emisfero sinistro rimane sveglio

Lo studio ha analizzato il cervello di 35 volontari durante la prima e la seconda notte trascorsa in laboratorio, servendosi di elettroencefalogrammi, magneto encefalogrammi e risonanza magnetica. Durante la prima notte di sonno i due emisferi del cervello hanno mostrato diversi livelli di attività: quello sinistro dormiva in modo più leggero dell’altro, in particolare nella prima fase di sonno profondo; questo emisfero è anche più sensibile a suoni e rumori e reattivo, pronto a svegliarsi e riprendere subito la sua attività. La seconda notte però non sono stati rilevati gli stessi parametri, che riguardano quindi solo la prima notte di adattamento. Dormire bene sembra fra l’altro che sia più importante di quanto si creda: sembra che il sonno sviluppi l’apprendimento e la memoria, aiuti a mantenere sotto controllo il peso e dormire almeno 7 ore al giorno previene del 65% il rischio di malattie cardiovascolari.

«In Giappone si dice che se si cambia cuscino, non si riesce a dormire – commenta Sasaki – Sappiamo tutti che non si dorme quando si va in un posto nuovo. Ma magari portandosi dietro il proprio cuscino si può ridurre questo effetto. È anche vero che il cervello umano è molto flessibile e non è detto che dormano male tutti quelli che lo fanno in un posto nuovo».

I ricercatori stanno ora cercando di mettere temporaneamente ko l’emisfero che rimane sveglio attraverso la stimolazione magnetica transcraniale, per vedere se il sonno migliora. Tuttavia l’effetto dell’emisfero sveglio è stato misurato solo nella fase di sonno profondo a onde lente. Non si sa quindi se l’emisfero sinistro rimanga vigile per tutta la notte o si dia il cambio con il destro nelle ore successive. 

È possibile infatti che i due emisferi si alternino nella sorveglianza

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