Longevità, dal Dna dei centenari un elisir che protegge il cuore

Scoperta beclin-1, la proteina che riduce il rischio di tumori e aumenta la longevità

Anche se è stato scientificamente dimostrato che l’elisir di lunga vita non esiste e invecchiare e matematicamente inevitabile, una ricerca condotta dall’University of Texas Southwestern Medical Center ha individuato una proteina, chiamata beclin-1, la cui mutazione non solo riduce il rischio di sviluppare tumori e malattie legate a cuore e reni, ma favorirebbe la longevità.
In precedenza anche uno studio dell’Università di Nottingham aveva scoperto una proteina presente nei mitocondri in grado di rallentare il processo di invecchiamento.

La ricerca dell’elisir di lunga vita

Recentemente è stata scoperta anche la chiave per invertire questo processo grazie a un farmaco in grado di riparare il Dna, mentre l’Ifom di Milano ha rivelato l’esistenza di miracolose molecole anti-invecchiamento. Eppure, nonostante numerosi studi abbiano dimostrato che le aspettative di vita non siano solo questione di genetica ma anche di stile di vita, sembra che gli esseri umani abbiano una data di scadenza oltre la quale non è possibile spingersi, che secondo alcuni scienziati sarebbero 125 anni di vita, mentre secondo altri il limite massimo non andrebbe oltre i 115.
Tuttavia, l’Italia detiene il primato per salute, longevità e qualità della vita: uno dei fattori determinanti sarebbe la dieta mediterranea, che aiuta anche a prevenire il tumore al seno, apporta all’organismo diversi benefici, influendo non solo sulla forma fisica ma riducendo anche gli effetti negativi dello smog e aiutando a prevenire le malattie cardiovascolari.

Anche consumare 7 porzioni al giorni di frutta e verdura è un’abitudine sana che contribuisce ad allungare la vita, riducendo il rischio di morte. Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha cercato in tutti i modi l’elisir di lunga vita, dalla pillola che la allungherebbe di 10 anni agli stili di vita volti a rallentare l’invecchiamento.

Cosa fa la proteina beclin-1

La miracolosa proteina beclin-1, che rallenterebbe l’invecchiamento allungando la vita, era stata già identificata per la sua efficacia nella cura dell’Alzheimer, in quanto aumenta il riciclo cellulare nel cervello e nei muscoli. Questa proteina è responsabile dell’autofagia, il meccanismo cellulare che permette la degradazione e il riciclo dei componenti cellulari danneggiati.

“Levine e colleghi hanno prodotto dati eccellenti, mostrando che l’autofagia può allungare la vita del 12%”, ha commentato David Clancy della Lancaster University, estraneo alla ricerca. “Questo lavoro fa capire che è possibile interferire con i meccanismi dell’invecchiamento, ritardandone i segni”, ha aggiunto Ilaria Bellantuono dell’Università di Sheffield.

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Anche se al momento la sperimentazione è stata condotta solo sui topi, si sta già pensando ai possibili utilizzi futuri, come terapie che riescano a contrastare l’invecchiamento precoce e i disturbi legati alla vecchiaia.