Telegram non è più Gdpr compliance

I criminali informatici ricorrono a Telegram per aggirare ChatGPT

Il problema è nato dopo che Apple ha bloccato gli update dell’applicazione a seguito della richiesta del governo russo di rimozione dallo Store

Ad oggi Telegram è tra le poche, forse l’unica, delle app più usate a livello mondiale a non essere Gdpr compliance. La normativa sulla protezione e gestione corretta dei dati sensibili dei cittadini europei è entrata in vigore lo scorso 25 maggio e a distanza di oltre una settimana la piattaforma russa resta ancora indietro. Il motivo è davvero paradossale: a seguito della richiesta di Mosca di eliminare il software dell’App Store, dunque in versione iPhone e iPad, Apple ha deciso di bloccare tutti gli aggiornamenti inviati dagli sviluppatori al servizio del creatore Pavel Durov, in attesa del da farsi. Per questo motivo, Telegram non è riuscita a cambiare le policy di utilizzo e quindi a dar seguito alla regolamentazione UE sul trattamento dei dati.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Cosa succede

La domanda è lecita: perché Apple ha agito in questo modo nei confronti di Telegram? Il male minore non sarebbe stato bloccare gli update solo della versione russa? E invece no: sin dalla richiesta di aprile, non vi è stato alcun changelog che permettesse almeno di rispettare la norma e consentire ai cittadini europei di continuare a usare l’app in tutta sicurezza. A questo punto sarà importante capire come si muoverà Bruxelles a riguardo visto che nessuno, Telegram in primis, ha intenzione di rimetterci quattrini per colpa della multinazionale di Cupertino.

Ricordiamo come la Russia rappresenti circa il 7% dell’utenza globale del client, decisamente poco se si considera l’ampiezza del territorio. L’organo nazionale di controllo delle telecomunicazioni, il Roskomnadzor, ha dato alla Mela 30 giorni per eliminare Telegram dallo Store. L’ultimatum si avvicina e la tensione, che ha un chiaro risvolto politico, cresce.

Leggi anche:  I rischi dei test di disaster recovery e business continuity