Qualche giorno fa centinaia di utenti con la versione 9 dell’OS di Google si sono visti attivare, in automatico, il risparmio batteria. Ma nessuno lo aveva chiesto
Sembra una notizia banale, priva di conseguenze reali sul lungo periodo ma non è così. Centinaia di persone con uno smartphone Pixel (e Pixel 2), e dunque la versione finale di Android 9, e altri con la beta aperta a una serie di dispositivi pilota (tra cui Nokia e OnePlus), si sono accorti di un’attivazione automatica del risparmio batteria sul proprio terminale. Quello che poteva essere un bug del sistema si è rivelato un trick di Google rilasciato troppo presto e a troppi utenti, invece di restare nella cerchia di un test interno.
Nella pratica, quando l’ultima versione di Android rileva che il telefonino è in una fase di relativa tranquillità, aziona di default il battery saving, così da prolungare l’autonomia del cellulare. Queste le azioni intraprese dalla modalità: blocco dell’aggiornamento automatico delle informazioni delle app quando non sono aperte; stop ai servizi di localizzazioni con lo schermo spento; rimando di notifiche non intese come prioritarie.
Perché lo fai
Google, con la conferma dell’opzione automatica, intende delineare i vantaggi della scelta per l’utente, che si traduce in un consumo minore di energia e quindi in un’autonomia migliorata, giorno dopo giorno. Verissimo, per carità, se non fosse che per fare ciò il sistema agisce in maniera indipendente nei processi decisionali di un individuo verso il proprio smartphone. Giusto o sbagliato? Non c’è risposta oggettiva e universalmente valida ma questo è un fatto. Google, così come Apple, dimostra di poter forzare le impostazioni dei terminali quando e come vuole. Che lo faccia per il bene dei consumatori è probabile ma è la natura invasiva dell’operazione che restituisce un quadro con più aspetti negativi che positivi.
