Violazione agli hotel Marriott? Le piste portano in Cina

Violazione agli hotel Marriott? Le piste portano in Cina

Gli Stati Uniti puntano il dito contro gli hacker di Pechino per la campagna che ha preso di mira la catena alberghiera

Ci sarebbe (ma guarda un po’) la Cina dietro gli attacchi informatici che hanno preso di mira i database della catena alberghiera Marriott nel recente passato. Secondo il New York Times, hacker di Pechino avrebbero facilitato l’accesso e la fuoriuscita dei dati di circa 500 milioni di clienti, le cui generalità sono finite nelle mani di terzi e, ipoteticamente, utilizzate per compiere varie malefatte online.

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Stando agli inquirenti che lavorano alla situazione, l’hack può essere fatto risalire al Ministero della sicurezza di Stato cinese, un vero e proprio organo di monitoraggio del governo. La notizia, pur sempre non verificata, arriva in un momento di forti tensioni con Washington, sia per via delle illazioni sul comportamento “ostile” di Huawei e ZTE come rischio per la sicurezza nazionale che per i forti dazi che Trump ha attuato nei confronti dei prodotti provenienti dalla Cina e destinati al suolo statunitense.

Cosa sappiamo

Secondo le fonti, gli hacker potrebbero essere rintracciati per aver utilizzato strumenti di violazione simili a quelli sfruttati in precedenza da colleghi poi ricondotti alla Cina. Ed è il punto di vista dell’ex consulente informatico della Casa Bianca e agente della sicurezza nazionale Rob Joyce. “La nostra preoccupazione è nei confronti delle infrastrutture critiche, quelle che possono dar seguito a conseguenze maggiori. Gli hacker partono da breach del genere per spingersi oltre ed è li che dovremo farci trovare pronti”. Vale la pena notare che Joyce non ha fornito alcuna prova sul collegamento tra gli hacker e la Cina ma un portavoce della NSA, sentita dai media americani, ha affermato che i principali settori dell’industria globale sono a rischio: dall’energetico al finanziario, passando per il sanitario e i trasporti pubblici.

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Anche se Pechino ha sempre negato gli attacchi, gli States continuano a gettare ombra sul pesante ruolo assunto dalla Cina verso operazioni di cybersecurity mirate a stati considerati nemici. Nonostante le rassicurazioni tra i governi, l’aria non è delle migliori e la sensazione è che, anche dopo strette di mano, il sottobosco degli hacker continui a lavorare, da una parte e dall’altra. “La Cina si oppone fermamente a tutte le forme di hacking tecnologico” – ha ribadito Geng Shuang, del Ministero degli Affari Esteri, chiedendo prove concrete che accompagnino le accuse. Solo in quel caso, le autorità del paese potranno avviare le indagini e occuparsi del caso Marriott.