L’India realizzerà il programma di riconoscimento facciale nonostante le preoccupazioni sulla privacy

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In risposta a una nota presentata dall’Internet Freedom Foundation (IFF), una non profit con sede a Delhi che lavora sulle libertà digitali, il National Crime Record Bureau (NCRB) dell’India ha affermato che il suo programma di riconoscimento facciale non viola la privacy dei cittadini. Il motivo? Secondo l’organi, la tecnologia serve solo ad “automatizzare le procedura di polizia esistenti, per confrontare le foto dei sospetti con quelle elencate nelle banche dati della Law Enforcement Agency”. L’NCRB ha inoltre respinto le preoccupazioni relative all’identificazione errata e alla profilazione discriminatoria, spiegando che il progetto sarà utilizzato esclusivamente per identificare le persone scomparse e i cadaveri non identificati.

Cosa succede alla privacy indiana

La mossa arriva dopo che il National Crime Record Bureau ha aperto le contrattazioni per offerte da parte di aziende private a giugno per aiutare a sviluppare un sistema di riconoscimento facciale – soprannominato National Automated Facial Recognition System (NAFRS) – che consentirebbe alle forze dell’ordine di confrontare le persone di interesse con un database esistente di immagini.

“Ciò faciliterebbe notevolmente le indagini sui reati e l’individuazione dei criminali e fornirebbe informazioni per un’analisi più semplice e rapida” si leggeva nel documento di gara. Il problema è che il sistema, una volta in atto, dovrebbe essere accessibile a tutte le agenzie di polizia del paese. Ossia, uno dei più grandi database al mondo, con una capacità di elaborazione di oltre 15 milioni di facce. Le offerte per il progetto erano in scadenza il 7 novembre, ma è stata prorogata fino al 3 gennaio 2020.

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