Big data facili con IBM Flash System

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Con un breve anticipo sull’annuncio a livello internazionale, è stato presentato in Italia il nuovo modello 820, scherzosamente soprannominato “pizza box” per le sue dimensioni, ma con prestazioni 20 volte superiori a quelle di un equivalente hard disk

Chi si ricorda l’antiquato floppy disk? Ormai, quando serve un supporto magnetico esterno, si usa l’immancabile “chiavetta”, che praticamente è un USB flash drive.

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Lo stesso tipo di trasformazione è previsto a breve scadenza anche nello storage aziendale, dove le batterie di normali hard disk verranno sostituiti dai loro più moderni concorrenti a stato solido.

Per affrontare in maniera adeguata queste esigenze, IBM ha acquisito Texas Memory Systems e ha stanziato un investimento da 1 miliardo di dollari in ricerca e sviluppo, per progettare, creare e integrare nuove soluzioni flash nel suo portafoglio di sistemi storage.

“Mentre la maggior parte delle componenti tecnologiche, quali CPU, memorie, bus e dispositivi di rete dei data center, – sostiene Francesco Casa, storage platform manager di IBM Italia – negli ultimi 10 anni ha aumentato le prestazioni a tassi esponenziali, quelle dello storage tradizionale sono migliorate solo in modo quasi irrilevante. Ciò dipende dal fatto che i dischi sono basati ancora su soluzioni meccaniche, che hanno ormai raggiunto i loro limiti evolutivi più avanzati”.

STORAGE PIÙ PERFORMANTE

La nuovissima architettura a elevata efficienza, sviluppata da IBM nei nuovi sistemi storage a stato solido e basata su tecnologia flash, è in grado di velocizzare i tempi di accesso alle informazioni, riducendoli da millesimi di secondo a microsecondi. Non contenendo parti meccaniche in movimento, questa tecnologia è inoltre più affidabile e durevole, ma anche più efficiente dal punto di vista energetico rispetto ai dischi magnetici tradizionali.

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“I costi della memoria Flash, anche quelle di qualità adeguata all’impiego nei dispositivi di classe enterprise – afferma Casa – hanno raggiunto livelli tali per cui questa tecnologia può avere un impatto rivoluzionario nelle imprese, soprattutto per le applicazioni a elevata intensità di transazioni”.

Le capacità e le prestazioni dei sistemi di storage tradizionali si scontra con l’esigenza di big data, social media, mobile computing e cloud computing, che richiedono sempre maggiori quantità di spazio per i dati, con un aumento annuale dei volumi superiore al 50%, ma creano anche ambienti che reclamano accessi più veloci ed efficienti ai dati, per gestire in maniera adeguata il recupero delle informazioni utili al business.

QUALITÀ DI LIVELLO ENTERPRISE

La memoria Flash è diventata ormai onnipresente nel settore dell’elettronica di consumo e viene incorporata in qualunque oggetto, dai telefoni cellulari ai tablet. Ora, con i recenti sviluppi tecnologici, è entrata anche a livello enterprise per un utilizzo business.

“Con l’annuncio odierno, – spiega Sergio Resch, enterprise storage solution leader di IBM Italia – vengono resi disponibili nuovi modelli della linea IBM FlashSystem, la famiglia di soluzioni storage “all-Flash” basate sulla tecnologia acquisita da Texas Memory Systems. Questi prodotti possono essere facilmente integrati in un’infrastruttura IT già esistente per velocizzare le applicazioni mission critical del business e, grazie all’esclusiva funzionalità IBM MicroLatency, sono in grado di offrire un livello di affidabilità adeguato alle esigenze del mondo enterprise”.

Con le soluzioni IBM FlashSystems si possono ridurre fino al 90% i tempi di risposta per le transazioni critiche nei settori bancario, finanziario e dei servizi di telecomunicazione, mentre sono state rilevate riduzioni fino all’85% dei tempi di elaborazione delle procedure batch relative ad applicazioni in ambiente ERP e business analytics.

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Inoltre, sono già state ampiamente utilizzate soluzioni di questo tipo anche per migliorare la gestione degli ambienti virtualizzati e assorbire i picchi di utilizzo dello storage, tipici delle nuove virtual desktop infrastructure, con riduzioni fino all’80% del consumo energetico nel consolidamento dei data center e nelle implementazioni cloud.