Legge comunitaria 2011: atto dovuto o ostacolo allo sviluppo dell’e-commerce?

Diverse sono le opinioni riguardanti le modifiche suggerite alla legge sul commercio elettronico (d.lgs. 70/2003) dalla XIV Commissione della Camera di Deputati

Confindustria Cultura Italia, Indicam e Federlegno-Arredi insieme: “L’articolo 18 in materia di e-commerce sana un vizio legislativo italiano. E’ un atto dovuto”. “Stop alle strumentalizzazioni: nessun attacco al web, solo cooperazione tra operatori per contrastare gli illeciti. L’obiettivo è tutelare i mercati legali, non l’abuso”.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

“L’emendamento dell’On. Presidente, Gianni Fava, approvato quasi all’unanimità dalla Commissione Attività Produttive della Camera, intende solo allineare il nostro ordinamento al dettato comunitario (Direttiva 2000/31/CE)”.

Prendono posizione in modo congiunto i produttori di contenuti culturali, l’Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione e la filiera italiana del legno-arredo.

Confindustria Cultura Italia, Indicam e Federlegno-Arredo dicono stop alle strumentalizzazioni: “La ratio dell’articolo 18 della Comunitaria – condiviso da tutta la filiera dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale e industriale – è quello di agevolare la cooperazione dei soggetti su internet al fine di contrastare la pirateria e la contraffazione – spiegano i presidenti di Confindustria Cultura Italia Marco Polillo, di Indicam Carlo Guglielmi e di Federlegno-Arredo, Roberto Snaidero – La norma sana un vizio della nostra legislazione, facendo seguito alla sentenza della Corte di Giustizia UE (caso L’Oreal vs E-Bay – C-324/09) a cui l’Italia deve attenersi”.

“E’ evidente – proseguono – che solo rimuovendo gli ostacoli giuridici preesistenti, si potranno favorire forme di collaborazione con i gestori di piattaforme web e dissuadere gli utenti da comportamenti abusivi e illegittimi. La direttiva europea all’articolo 14 (“Hosting”) prevede espressamente che “il prestatore non è responsabile, a condizione che non appena al corrente del fatto illecito, agisca immediatamente per rimuovere le informazioni o per disabilitarne l’accesso”. Chiunque può informare il prestatore dell’illeicità di fatti precisi e determinati. Nel nostro Paese, invece, la corrispondente previsione (implementata con il Dlgs 70/2003) richiede il preventivo intervento dell’autorità giudiziaria o amministrativa competente, tradendo palesemente l’intento del Legislatore comunitario. L’articolo ha quindi il fine di adeguare il nostro ordinamento alla disciplina comunitaria. D’altra parte, la maggior parte degli operatori collaborano proattivamente – extra legem – per la rimozione tempestiva di contenuti e prodotti abusivamente caricati sul web, senza attendere il giudice o l’Autorità amministrativa”.

Leggi anche:  Italia e sviluppo sostenibile, Enrico Giovannini: «Non ci siamo proprio»

“Nessun onere o impedimento verrebbe quindi imposto agli operatori di internet e ai mercati digitali. Tuttavia, web libero non vuol dire far west. E su questo binario bisogna muoversi, al pari dei nostri principali Partner Europei e Internazionali. Nessuno vuole comprimere le libertà digitali, censurare gli utenti e limitare la privacy.

L’obiettivo è quello di bloccare l’illegalità diffusa e aiutare il mercato legittimo, cercando di inibire le piattaforme web palesemente pirata. A partire da quei siti pirata transnazionali grazie ai quali i titolari incassano ingenti somme tramite pubblicità spesso su conti correnti off-shore “. “E’ necessario – chiariscono – evitare le sterili strumentalizzazioni circa presunti attacchi alla libertà di espressione, affrontando il tema con maggiore razionalità e senza agitare lo spauracchio della censura o vaticinando scenari orwelliani assolutamente fuori luogo. L’obiettivo – riteniamo condiviso – è quello di creare una rete libera, forte e aiutare la costruzione di un sano e-Content Market. Non garantire l’illegalità perpetua”.

“Il recente caso della chiusura di due piattaforme web pirata (megavideo e megaupload) e il conseguente calo di accessi ai servizi di distribuzione online di opere illegali di queste ultime ore chiarisce in maniera inequivocabile che le attività di enforcement su internet possono avere un’indubbia efficacia e un’apprezzabile capacità deterrente presso il consumatore finale e i gestori di siti illegali”. Siamo convinti che solo una efficiente e tempestiva cooperazione tra soggetti che operano sulle reti telematiche – prestatori di servizi online, da una parte, e produttori di contenuti o prodotti, dall’altro – riuscirà a garantire lo sviluppo di dinamiche competitive ed investimenti crescenti in questo segmento”.

Questo – concludono – è un momento di svolta per le nostre industrie nel settore digitale: in questo senso anche l’Italia deve fare la sua parte, sostenendo regole chiare, aiutando i mercati digitali e il patrimonio creativo e industriale del nostro Paese”.

Leggi anche:  Svolta digitale della PA. Lavori in corso

Diversa l’opinione di Assotelecomunicazioni-Asstel, associazione che nel sistema di Confindustria rappresenta la filiera delle telecomunicazioni italiane, la quale accoglie con grande preoccupazione le modifiche suggerite alla legge sul commercio elettronico (d.lgs. 70/2003) dalla XIV Commissione della Camera di Deputati (Politiche comunitarie), che introducono pesanti responsabilità degli operatori di rete per le eventuali condotte illecite degli utenti.

“La modifica proposta sembra essere basata sulla convinzione che le opportunità offerte da Internet permettano condotte illecite anche a causa degli operatori di rete, providers di diversi livelli, gestori di piattaforme e altri, che sono tacciati di tralasciare i dovuti controlli e, in alcuni casi, addirittura di rendersi complici dei traffici illegali – afferma il Presidente di Asstel, Cesare Avenia – Simili generalizzazioni sono di una gravità assoluta e devono essere rigettate. Purtroppo dobbiamo constatare che alcune false convinzioni si stanno imponendo all’attenzione del legislatore grazie a una certa arretratezza culturale sul mondo digitale presente nel nostro paese, testimoniata dalle statistiche sul basso utilizzo dei servizi digitali e dall’azione di quei gruppi di interessi le cui posizioni vengono messe in discussione dalla valenza innovativa del web”.

“Se diventasse legge, la modifica votata dalla XIV Commissione della Camera non solo ostacolerebbe lo sviluppo del commercio elettronico, ma avrebbe scarse probabilità di ridurre il fenomeno contraffattivo che vorrebbe colpire – continua Avenia – Asstel è da sempre convintamente schierata contro la pirateria on-line, sia di opere digitali che di prodotti contraffatti, ma le convinzioni aprioristiche e le proposte legislative come quella in discussione non vanno in tale direzione, mente penalizzano ulteriormente il settore dell’ICT e la possibilità per l’intero sistema industriale di utilizzarlo come motore dello sviluppo”.

Leggi anche:  eGov: meno della metà dei servizi pubblici transnazionali sono disponibili online a causa delle difficoltà linguistiche e di identificazione elettronica

“Invitiamo quindi il Parlamento a evitare l’emanazione di norme frettolose che, nel tentativo di porre un qualsiasi rimedio al fenomeno della contraffazione on-line, non tengono conto della realtà innovativa di Internet, né di una approfondita analisi sugli effetti che produrrebbero. Asstel ritiene che la strada maestra per intervenire nel settore sia quella di creare le condizioni normative per lo sviluppo di nuovi modelli di business e che l’ordinamento già abbia al suo interno gli strumenti per contrastare i fenomeni contraffattori. Assotelecomunicazioni – conclude il Presidente – è pronta a fornire il proprio contributo per consentire al Parlamento di approfondire la materia e giungere a un assetto normativo in linea con gli orientamenti comunitari”.