Hacker contro gli USA, ecco le prove che è stata la Cina

Neli USA viene presentato al Congresso il rapporto annuale della Difesa che punta il dito contro la Repubblica Popolare Cinese

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Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha stilato un rapporto sugli attacchi hacker degli ultimi mesi, togliendo definitivamente il dubbio sulla loro provenienza cinese. La relazione afferma che numerosi sistemi informatici del governo americano in tutto il mondo sono vittime di attacchi, alcuni dei quali direttamente attribuibili al governo cinese e alle sue milizie. Il Dipartimento della Difesa (DoD) afferma come la Cina stia usando il cyber-spionaggio per raccogliere informazioni su temi diplomatici, economici e industriali degli Stati Uniti, soprattuto sulle infrastrutture che si occupano di sicurezza.

Attacchi persistenti, difesa inerme?

In realtà non c’è molto di nuovo dietro il report della Difesa a stelle e strisce. Dato per scontato che gli “Advanced Persistent Thread” siano ad opera di hacker collegabili al governo cinese (da cui l’embargo sui software provenienti da quella nazione) la vera domanda è: “Cosa si sta facendo per fermare la diffusa pratica di spionaggio statale?” Richard Bejtlich, Chief Security Officer presso Mandiant, afferma come nonostante sia importante che il governo degli Stati Uniti richiami il cattivo comportamento del governo cinese, dovrebbe prendere una posizione più dura nei confronti dei soggetti che compioni spionaggio informatico. “Non basta che Obama riconosca i cinesi come mandanti delle azioni di cyber-spionaggio – afferma Bejtlich – gli hacker orientali ci penserebbero su due volte se il governo americano cominciasse ad imporre sanzioni a chi diffonde e pratica tale azioni“. I commenti di Bejtlich fanno eco a quelli di Mike Rogers, Presidente della Commissione Intelligence della Casa Bianca, che ha più volte sollecitato il Dipartimento di Stato di imporre sanzioni a chiunque collabori a pratiche di cyber spionaggio contro il governo degli Stati Uniti o le imprese nazionali.

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