Hacker oscurano il web, tocca alla Sud Corea

Ci sarebbe la Corea del Nord dietro l’attacco a network e banche nazionali. È l’inizio della cyberguerra asiatica?

Dietro l’azione che si è conclusa solo poche ore fa c’è il gruppo hacker che si è firmato come “Whois Team”. Sono stati oscurati i principali network sudocoreani come Kbs, Mbc, Ytn e i siti delle banche Shinhan e Nonghyu. La polizia ha aperto un’inchiesta sul cyber attacco muovendosi con molta cautela, soprattutto non accusando nessuno prima che non vi siano notizie certe. Molti però cominciano a sospettare che dietro il team vi sia il governo di Pyongyang che avrebbe cominciato la sua personale guerra cibernetica contro i rivali storici.

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Cosa è successo

“Stiamo valutando la situazione con le nostre squadre di tecnici specializzati” – ha affermato un funzionario di polizia alla Reuters. Dopo l’attacco hacker le banche hanno ripristinato i propri servizi, ma non altrettanto le emittenti televisive colpite che hanno riferito di non essere in grado di spiegare quando potranno rimettere in piedi i propri sistemi di backup. Dopo la recriminazione del Whois Team, il governo della Sud Corea ha avviato una serie di controlli sulle centrali del Paese, tra cui quelle elettriche e petrolifere oltre ai sistemi di gestione del traffico aeroportuale. Per il momento sembra funzioni tutto a norma.

Un video premonitore?

Fa rabbrividire allora un filmato diffuso in rete ieri dove la Corea del Nord colpisce (solo in video) con alcuni missili la Casa Bianca e il Campidoglio. Il video è stato postato ieri sul canale YouTube di Uriminzokkiri, un sito di propaganda del Nord che punta molto sulla guerra come liberazione del Paese. Il filmato sarebbe la risposta ad una esercitazione di bombardieri b-52 di USA e Corea del Sud effettuata nei giorni scorsi, a ricordo della guerra fredda. Non è la prima volta che il Nord propaga in video i propri sogni di guerra. In un video precedente un ragazzo coreano sognava un’azione nucleare contro gli Stati Uniti con immagini di una New York in fiamme. Eppure solo un paio di mesi fa il CEO di Google aveva fatto pensare alla possibilità di un’apertura del governo centrale nordcoreano al web condiviso.

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