Partnership tra Océ-Italia e Unisys per l’ICT

Il gruppo Océ e Atos Origin hanno siglato a livello internazionale un accordo di outsourcing per l’implementazione e il supporto delle soluzioni ICT in 16 paesi europei. In Italia, la partnership è diventata esecutiva con Unisys.

Océ-Italia s.p.a., filiale italiana del Gruppo Océ, multinazionale leader nel mondo del printing e della gestione documentale, ha concluso con Unisys un accordo di outsourcing per l’area Information Communication Technology. La firma dell’accordo in Italia è parte del progetto internazionale di outsourcing dell’organizzazione ICT che prevede l’implementazione ed il supporto delle soluzioni ICT Océ da parte di Atos Origin.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

L’accordo contribuirà significativamente alla transizione verso un’organizzazione ICT di alto profilo, con l’obiettivo di supportare le compagnie operative di Océ con costi più bassi e con maggior flessibilità. L’outsourcing dei processi ICT consentirà infatti di migliorare l’eccellenza operativa, uno degli elementi della strategia di sviluppo di Océ per il futuro. Atos Origin sarà responsabile di gestire oltre 6.000 postazioni di lavoro e le applicazioni locali di Océ in 16 paesi europei. In totale, in Europa, il progetto di outsourcing dei servizi ICT comporta il passaggio di 65 persone ad Atos Origin, a cui si somma la riduzione di 20 posizioni ICT.

Poiché Atos Origin in Italia non opera direttamente, l’accordo è stato formalizzato con la società Unisys che prende in carico le persone dello staff che operano nel dipartimento ICT.

“In Europa Atos Orgin ha dato prova di competenza nella gestione di questi progetti di outsourcing” dice Geert Rongen, Amministratore Delegato di Océ-Italia. “Unisys offre al nostro staff ICT una solida prospettiva per il loro futuro professionale e sono certo che tutte le nostre persone, specialisti altamente qualificati, troveranno nel nostro partner un ambiente stimolante ed ideale per lo sviluppo delle loro competenze”.

Leggi anche:  Contro l’innovazione radicale