Telefonino de la revolucion!

Il presidente del Venezuela, Chavez, ha annunciato pochi giorni fa che il prossimo 24 maggio verrà lanciato un telefonino a prezzo molto basso, per permettere a tutto il suo popolo di poter entrare nel magico mondo delle comunicazioni sempre e dovunque. Costerà infatti 50 bolivares in valuta venezuelana, solo 18 euro circa.

Consentire a una grande fetta di popolazione di accedere a nuove tecnologie, qualora il mercato stesso non lo consentisse da solo, è sempre stato un leitmotiv demagogico delle dittature di vario genere: si pensi alla “volkswagen” di Hitler, letteralmente “auto del popolo” o alla “balilla” di Mussolini, ad esempio. Mi pare che anche in questo caso siamo sul genere, e per Hugo Chavez non è una novità, perché sono anni, da quando ordinò la chiusura immediata delle sedi locali di IBM, che spinge affinché il suo paese si affranchi da un punto di vista tecnologico in una sorta di autarchia ICT. In verità il “vergatario” – così si chiamerà il nuovo telefonino ed ho letto che dalle loro parti significa persona di fiducia e di successo – non è frutto della capacità di geniali ingegneri di Caracas, ma dei cinesi della ZTE. Il paese caraibico, si sa, è ricco di una risorsa preziosa quale il petrolio, che è di vitale importanza per un paese come la Cina: oil for phone, si potrebbe dire, e tutti sono d’accordo, in primis il presidentissimo che ha annunciato con orgoglio che il “vergatario sarà comodo, piccolo, leggero, resistente, impermeabile e blindato!”. Se fossi un venezuelano quest’ultimo attributo, blindato, mi farebbe riflettere, soprattutto nel caso fossi tra coloro che criticassero i vertici politici perché, si sa, il telefonino serve per parlarsi, e le comunicazioni possono essere intercettate, volendo. Spero di sbagliarmi, e che questa avventura non possa che servire a far diminuire il “digital divide”, così come nel sogno di Negroponte con il suo laptop da 100 dollari, per consentire ai bambini di tutto il mondo, anche ai più poveri, di accedere a quell’educazione che, questa sì, potrà affrancare da fame e miseria. Da noi non c’è certo necessità che il governo spinga per far avere alla gente un cellulare a pochi euro, già ci pensano le compagnie telefoniche fanno a gara per dare a poco prezzo i telefonini, purché poi ci si leghi alle loro offerte.

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No, qui da noi, in tempi di crisi come quella che viviamo, potrebbe essere il caso di fare una manovra al contrario, ovvero di un governo che ritiri a prezzo molto alto i nostri vecchi telefonini. Scommetto che tutti voi che state leggendo ne avete almeno due o tre in casa, in cantina o in soffitta, vero? Allora che ne dite? Proviamo a chiederlo con forza? Diciamo un centone l’uno, Cavaliere? Affare fatto? La data dell’avvio di questa iniziativa la manterrei comunque per il 24 Maggio, così, giusto per cantarcela al suono della famosa canzone della prima guerra mondiale: “La crisi mormorava forte e infame al passaggio, degli italiani il ventiquattro maggio; e tutti marciavan con in mano il cellulare vecchio, per dar indietro al governo l’apparecchio!

Meditiamo, gente, meditiamo… 🙂

Tratto dall’editoriale della Newsletter di DMO!

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