No…. cheese…please!

In quattro stati americani – Arkansas, Indiana, Nevada e Virginia – è stata emessa una direttiva a tutti i cittadini: obbligo di mostrare una “espressione facciale neutra”, ovvero seria e senza sorrisi, nelle fotografie da esibire per l’ottenimento della patente di guida.

Ciò non deriva da una deriva eccessivamente calvinista dei governi locali o da altre giustificazioni morali, ma semplicemente dal fatto che nelle loro motorizzazioni è stato adottato un nuovo software, che permette di riconoscere un volto, scoprendo se questo sia stato già utilizzato per realizzare patenti false. Peccato che questo sofisticato programma abbia però il “difett”o di non riconosce le facce sorridenti! Da lì la decisione di vietare l’ilarità nel momento dello scatto.
C’è da dire che non si tratta di un software recentissimo, infatti è stato provato, con successo, in Illinois nel lontano 1999 e analoga situazione è accaduta nel Regno Unito già nel 2004, quando l’ufficio passaporti cominciò ad utilizzare una simile tecnologia comunicando ai loro sudditi che da quel momento in poi nelle fotografie era imposto un “atteggiamento naturale e con le labbra chiuse”.

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Insomma, in dieci anni – che è un tempo infinito se comparato all’evoluzione delle tecnologie informatiche – non si è potuto risolvere questo “problema” di riconoscimento. Ma forse più che potuto sarebbe bene dire che non si è voluto? Andate a prendere i vostri documenti, soprattutto le patenti magari vecchie di vent’anni, e guardate con attenzione le vostre foto. Io, ad esempio, assomiglio a un brigatista rosso o ad un rivoluzionario cubano, con barba e capelli incolti, e il sorriso – o il ghigno? – non arricchisce l’istantanea, anzi, fa sembrare la persona ritratta – non riesco ad ammettere di essere io – un tantino ipodotato a livello QI! Forse, e sottolineo forse, se avessi mantenuto un’espressione seriosa, al limite del lugubre, avrei forse potuto evitare sorrisi, ben più imbarazzanti, di coloro cui oggi sono obbligato esibire il documento?

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Quindi, più che un problema, la tecnologia ci sta offrendo un’opportunità? Un modo per ricordarci che il tempo sarà anche galantuomo, ma è anche un sordido e vendicativo burlone? Oppure per aiutarci a rammentarci che la vita è soprattutto sofferenza, che non c’è nulla da ridere in questo momento di grave crisi economica e che “risus abundat in ore stultorum”?

Sarà, ma che tristezza, io preferivo il Gianni di una pubblicità di qualche tempo fa, che gridava a destra e a manca che “l’ottimismo è il profumo della vita”, sarà stato un’inguaribile illuso, ma ci faceva…sorridere.….Meditiamo, gente,
meditiamo…: )

Tratto dall’editoriale della Newsletter di DMO!

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