Fatto app…osta

Daniele Pelleri, co-fondatore di AppsBuilderLo sviluppo di una applicazione mobile – nativa o web based – facile come l’allestimento di un blog. È l’obiettivo di AppsBuilder, che in tre anni ha conquistato mezzo milione di utenti che sviluppano ottomila app al mese

 

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Un tema molto dibattuto tra gli sviluppatori di applicazioni mobili riguarda il futuro delle due strategie di sviluppo che il programmatore può mettere in campo. Una di queste strategie appartiene per così dire alla tradizione dello sviluppo del software e consiste nell’affrontare la creazione di una app come se lo smartphone fosse – come di fatto è – un computer con il suo sistema operativo. In alternativa a questo approccio, c’è il modello adottato dalle applicazioni che di fatto risiedono su un server web. La discussione tra fautori delle app “native”, programmate per uno o più ambienti operativi smartphone, e “web app” continua a essere piuttosto accesa. Entrambe le modalità – come è naturale – hanno i loro vantaggi e i loro punti deboli. Le prime sono più complesse da sviluppare, ma sono anche più ricche di funzioni, veloci e reattive. Le seconde possono soddisfare obiettivi più limitati sul piano della funzionalità, ma il fatto di risiedere su un server riduce notevolmente i tempi di sviluppo perché un unico codice potrà essere eseguito da smartphone di tutte le marche e modelli.

Nell’universo di AppsBuilder non c’è motivo di dibattere la questione. La piattaforma messa a punto da Daniele Pelleri e Luigi Giglio nasce con l’obiettivo di realizzare un tool di prototipizzazione che potesse consentire a chiunque di sviluppare una app mobile nativa direttamente online, in un ambiente di sviluppo ricco di automatismi. E con la possibilità di generare immediatamente tutti i codici nativi auspicati. «Oltre a questa possibilità – racconta Daniele Pelleri – a distanza di tre anni dal lancio di AppsBuilder, abbiamo anche aggiunto la funzione per generare automaticamente un “mobile site”. Per non sbagliare, le abbiamo previste entrambe».

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Start-up crescono

L’intervista con Pelleri ha luogo attraverso Skype al ritorno dell’imprenditore da New York, dove gli ideatori di AppsBuilder hanno preso parte a una competizione organizzata dalla famosa testata online TechCrunch, uno dei maggiori osservatori mondiali sulle start-up. «In realtà – ammette Pelleri – la nostra al confronto è ormai un’azienda consolidata. Abbiamo voluto partecipare fuori gara per incontrare altri imprenditori e promuovere una piattaforma che già oggi genera oltre il 70% del suo fatturato con clienti non italiani. La prima versione di AppsBuilder era in lingua inglese, solo in seguito sono arrivate le interfacce in italiano e in altre lingue». Oggi, AppsBuilder vanta mezzo milione di utenti registrati e un volume di ben ottomila applicazioni mobili sviluppate ogni mese su sette diversi ambienti smartphone.

Tutto ha inizio tre o quattro anni fa, quando Pelleri e Giglio, che si erano conosciuti al Politecnico di Torino, cominciano a interrogarsi sulle future prospettive del mercato delle web agencies. I due ragazzi di Ivrea – uno dei quali, Giglio, arriva addirittura dal Burkina Faso (la nazione africana di cui è originaria la madre) – hanno profondi legami familiari con la Olivetti dei tempi d’oro e hanno messo insieme le loro competenze tecniche per mettersi al servizio delle aziende interessate ad avere una presenza web. Il fenomeno di Internet mobile sta cominciando a diventare esplosivo e i due intraprendenti ingegneri del software si rendono conto che a fronte delle prime richieste in tal senso, il mercato non era ancora in grado di offrire nessuno strumento in grado di facilitare il lavoro degli sviluppatori di applicazioni mobili per le varie piattaforme disponibili. AppsBuilder sarà uno dei primi strumenti di questo tipo e verrà inaugurato nell’ultimo trimestre del 2010. Basta un iniziale passa parola e AppsBuilder diventa un sito piuttosto conosciuto e apprezzato, ma per consolidare l’impresa e renderla pienamente autonoma rispetto alle normali attività di web agency manca ancora qualcosa.

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«A quel punto – racconta Pelleri – abbiamo deciso di mostrare i dati di quel primo successo a Massimiliano Magrini di Annapurna Ventures e Mario Mariani di The Net Value e grazie al loro sostegno e alle loro capacità manageriali abbiamo potuto focalizzarci al 100% su questo progetto. In un anno e mezzo, abbiamo fatto maturare il prodotto e sei mesi fa, abbiamo concluso il primo round di 1,5 milioni di euro con l’apertura nel polo tecnologico di Catania di un laboratorio dove opera un team di una decina di persone. Con le nostre competenze eravamo riusciti a fare un prodotto innovativo sotto tutti i punti di vista. Mancavano solo gli ingredienti di marketing e networking che sono arrivati con Mario e Massimiliano. Oggi, stiamo finalizzando una piattaforma che ha alle spalle tre anni di “smanettamenti” e puntiamo a una ulteriore espansione commerciale verso l’estero, una delle ragioni che ci ha portato all’evento newyorkese di TechCrunch».

 

Approccio cross platform

 Secondo Pelleri, AppsBuilder può contare su tre esclusivi punti di forza. Il più importante è la capacità di generare un codice completamente cross platform per presidiare tutte le piattaforme smartphone. Le estensioni più recenti derivano da accordi con Microsoft e BlackBerry per la copertura degli ambienti Windows Phone e Zen. Un altro vantaggio molto importante è la tecnologia di “cloud publishing”, che consente di aggiornare in tempo reale, in modalità push, senza che gli utenti finali debbano preoccuparsi dell’update manuale, le app che sono già state acquistate dai vari store e installate sui telefonini. Infine, c’è tutta la forza promozionale dei servizi che aiutano il cliente di AppsBuilder a distribuire e far conoscere le proprie app, per esempio scaricando un QR Code da collegare ad apposite landing page che AppsBuilder aiuta ad allestire. Il sistema messo a punto da AppsBuilder permette anche di gestire la pubblicazione vera e propria: il cliente può scegliere se scaricare il codice di una app e pubblicarla sui relativi store o se affidarsi anche in questo al provider italiano, che assicura una pubblicazione effettuata con le credenziali personali degli sviluppatori.

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Le linee di business di AppBuilder sono sostanzialmente due. La prima è tipicamente B2C e consiste in due formule che consentono di sviluppare una propria app sul sito. Con un abbonamento Basic, il prodotto finale reca obbligatoriamente il marchio di AppsBuilder, mentre una sottoscrizione “Advanced” consente l’uso dei propri brand.  «La linea B2B – spiega Pelleri – si rivolge invece alle web agencies che hanno già un loro portafoglio clienti e vogliono fare up-selling verso il mobile senza essere costretti a investire in risorse proprie. I nostri clienti B2B hanno accesso al nostro Cms e lo rivendono alla propria clientela, con una marginalità». Nel frattempo, la piattaforma di sviluppo non ha smesso di crescere. «Prestissimo – conclude Pelleri – lanceremo il nuovo servizio “Hire-a-Pro”. Chi lo desidera, potrà affidare ai nostri esperti la parte di interfaccia e grafica di una app». Se l’ambizione dichiarata è quella di diventare “il WordPress delle app mobili”, AppsBuilder sembra avere tutti i numeri per farcela.