FESTIVAL ECONOMIA 2011


Economisti per caso? Capire qualcosa nel mondo oscuro della “scienza triste” non è impossibile, anche se cambiano i punti di riferimento, le teorie e le regole. La sesta edizione del Festival dell’Economia di Trento (2-5 giugno) ha permesso di farsi un’idea sulle questioni complesse che definiscono i nuovi confini alla libera iniziativa privata che sono posti in essere in diverse parti del Pianeta. «Le domande che politici ed economisti si pongono riguardano non solo cosa tagliare, ma anche come. Nonostante in molti Paesi si cerchi di ridurre il debito tagliando la spesa pubblica – ha dichiarato Tito Boeri, responsabile scientifico della rassegna – sarebbe sbagliato concludere che è in atto ovunque un processo di arretramento del ruolo dello Stato in economia». Tra gli economisti, tradizionalmente ostili a imporre restrizioni al libero scambio, c’è chi trova nuove ragioni per proteggere l’industria nazionale. Per altri, non è più un tabù parlare di “nuova politica industriale”. Altri ancora, dopo un decennio di edonismo liberista, propongono non solo di imporre tetti alle retribuzioni dei manager “superstar”, ma anche di limitare la dimensione di alcune imprese, soprattutto nel settore finanziario, per impedire che queste diventino «troppo grandi per fallire». Non solo. Contro l’arrivo di capitali esteri, si innalza la bandiera della difesa nazionale, mentre si procede a erigere nuove barriere alla libera circolazione delle persone, anche di quelle che fuggono da aree dove divampano sanguinose guerre civili o sono in atto violente repressioni dell’opposizione interna, se non veri e propri genocidi. In questo scenario, la definizione dello storico britannico Thomas Carlyle (“the dismal science”) sembra pesare come una maledizione, più che come un luogo comune.

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