Il governo russo vuole intercettare tutte le chat legalmente

Nel mirino ci sono le applicazioni di chat che potrebbero cadere sotto un monitoraggio governativo perenne

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Privacy e libertà della rete? In Russia già è in bilico ma presto potrebbe andare anche peggio. Spesso accusato di valicare i fin troppo labili confini tra privato e pubblico, il governo di Mosca ha in programma di mettere le mani sui log e le chat di milioni di utenti del paese. In che modo? Non violando le reti dei servizi più famosi, ma semplicemente multandoli con cifre che vanno dai 40 euro per gli utenti agli oltre 13.000 per le compagnie, nel caso in cui non dovessero collaborare con la legge nazionale anti-terrorismo.

Cosa prevede

L’obiettivo della promotrice, la senatrice Elena Mizulina, è quello di filtrare i messaggi scambiati tra le persone, per evitare spiacevoli conseguenze, come colpi di stato o atti criminali contro le forze dell’ordine. Tutto partirebbe da un’indagine svolta dal team League of Safe Internet che avrebbe scoperto l’evidenza di alcune operazioni digitali segrete in cui gruppi di persone “tentano di effettuare il lavaggio del cervello ai teenager spingendoli ad uccire ufficiali di polizia”. Ebbene, la novella Arancia Meccanica 2.0 va bloccata sul nascere e la Russia ha tutti i mezzi per farlo. “Dovremmo tornare all’idea del filtro, non possiamo restare a guardare ciò che accade in silenzio” – ha detto Mizulina al CurrentTime. La proposta è dunque di multare sia i cittadini che le aziende detentrici di un software di chat con somme che vanno dall’equivalente di pochi euro e migliaia, così da incentivare la collaborazione statale. La legge interverrà qualora vi fosse “il mancato rispetto della collaborazione, con le autorità federali, da parte dei soggetti che veicolano le informazioni su internet. Lo scopo è la salvaguardia delle comunicazioni, che richiede la decodifica di quanto inviato, ricevuto, spedito o processato da un dispositivo elettronico”.

Leggi anche:  Il 58% delle famiglie di malware vendute “as a service” sono ransomware