Parla Nadella: “Ecco in cosa siamo diversi da Apple e Google”

Il CEO di Microsoft non usa mezzi termini quando parla di tecnologia: “Va bene tutto, ma avrete sempre bisogno di un computer con Windows”

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La trasformazione interna di Microsoft era la scommessa principale di Satya Nadella. Quel “cloud first, mobile first” sembrava una pazzia qualche anno fa e invece si è rivelato come paradigma vincente e lungimirante nel breve periodo. Oggi Microsoft è soprattutto questo, una multinazionale che detiene ancora la leadership nel campo dei sistemi operativi con un occhio a innumerevoli servizi per l’utente business, focalizzati sulla nuvola. Che si tratti di suite di produttività, CRM o analisi dei dati, il gigante di Redmond ha una soluzione per tutto, riuscendo a integrare perfettamente i singoli software con l’universo di proposte consumer e commercial. Guardando all’ampio panorama IT, sembra però che la compagna abbia perso un po’ di terreno nei confronti di competitor diretti, come Apple e Google. Non è dello stesso parere Nadella, che durante una tappa del suo tour di promozione del libro Hit Refresh, ha tirato le somme su quanto fatto finora dall’azienda, con un occhio al futuro.

Altro che iPad

Guardando la platea, Nadella ha guardato un iPad esclamando: “Hai bisogno di un vero computer amico mio”. Una battuta, solo una frase estemporanea, che però nasconde una grande verità. Pur  tenendo gli occhi ben aperti su quello che è il contesto hi-tech globale, fatto di trend e contraddizioni, il CEO sa benissimo che esistono strumenti, attualmente, ancora necessari e insostituibili per certi utilizzi. Il computer è uno di questi, e anche se la percentuale di chi usa macOS è in crescita sensibile, la piattaforma regina resta sempre Windows. “Non voglio togliere ad Apple e Google il successo ottenuto sinora ma noi siamo un soggetto differente. Non ci poniamo come rivenditori di tecnologia, uno dei tanti sul mercato. Preferiamo creare soluzioni per tutti non oggetti di lusso destinati a pochi. Ci piace pensare al nostro ruolo come a quello di chi immagina il futuro lasciando che gli altri lo realizzino. Rispetto al passato siamo più aperti. Per questo abbiamo preferito lavorare per un’integrazione con Spotify piuttosto che continuare a puntare su Groove. L’ultima volta che c’ho fatto caso, ho visto più persone ascoltare musica su Spotify che su Groove. Ci sarà un motivo no? Non serve insistere su strade che le persone non vogliono percorrere”.

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